martedì 18 dicembre 2007

PENA DI MORTE: L'ONU, SI' ALLA MORATORIA




Il testo votato oggi dall’Assemblea generale dell’Onu, già approvato il 15 novembre alla Terza Commissione al Palazzo di Vetro, esorta tutti gli stati che hanno ancora la pena di morte a «stabilire una moratoria delle esecuzioni in vista dall’abolizione» della pena capitale. E intanto invita a ridurne progressivamente l’uso e il numero dei reati per i quali può essere comminata, rispettando gli standard internazionale a garanzia dei diritti dei condannati.

Ecco i punti essenziali del testo della moratoria e l’elenco delle principali garanzie internazionali a protezione dei condannati:

«Considerando che l’uso della pena di morte mina la dignità umana -si legge nel testo- e convinti del fatto che una moratoria sulla pena di morte contribuisca al miglioramento e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non esiste alcuna prova decisiva che dimostri il valore deterrente della pena di morte; che qualunque fallimento o errore giudiziario nell’applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile».

«Accogliendo con favore le decisioni prese da un crescente numero di paesi di applicare una moratoria delle esecuzioni, in molti casi seguite dall’abolizione della pena di morte», l’Assemblea Generale: «Esprime la sua profonda preoccupazione circa la continua applicazione della pena di morte».

L’Assemblea generale, continua il testo, «invita tutti gli Stati che ancora hanno la pena di morte a:
A) Rispettare gli standard internazionali che prevedono le garanzie che consentono la protezione dei diritti di chi è condannato a morte, in particolare gli standard minimi, stabiliti dall’annesso alla risoluzione del Consiglio Economico e Sociale, 1984/50;
B) Fornire al segretario generale le informazioni relative all’uso della pena capitale e al rispetto delle garanzie che consentono la protezione dei diritti dei condannati a morte;
C) Limitarne progressivamente l’uso e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere comminata;
D) Stabilire una moratoria delle esecuzioni in vista dall’abolizione della pena di morte». L’Assemblea, si legge in conclusione, «invita gli Stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla; chiede al segretario generale di riferire sull’applicazione di questa risoluzione alla 63ma sessione; decide di continuare la discussione sulla questione durante la 63ma sessione allo stesso punto all’ordine del giorno».

«Le garanzie cui si fa riferimento per la protezione dei condannati prevedono fra l’altro che la sentenza capitale possa essere comminata solo per i reati più gravi e che non possano essere condannate persone per reati compiuti sotto i 18 anni. Non possono essere inoltre eseguite le sentenze nei casi di donne incinte, madri di un bambino piccolo o persone sofferenti di handicap mentale. Per la condanna a morte servono prove chiare e convincenti e le garanzie di un processo giusto, con possibilità di appello e richiesta di grazia. Quando la pena capitale è applicata deve causare il minimo di sofferenze possibili al condannato».

martedì 2 ottobre 2007

1/3

• cosa succede il 14 ottobre?

Nasce il partito democratico.
E tu puoi contribuire ad eleggere il segretario nazionale, il segretari regionale e i delegati all’assemblea nazionale e regionale.

• Che cos’è il partito democratico che sta nascendo?
E’ la nuova grande casa del centrosinistra che vuole riunire le tante tradizioni e culture oggi divise in tanti partiti e partitini.
Nasce dalla scelta di DS e Margherita di incontrarsi e unirsi.
Ma l’obiettivo è un partito aperto a tutti, arricchito da tanti che sono fuori dalla politica, un partito davvero partecipato, in cui è fondamentale il contributo di ciascuno.



• Sarà veramente democratico (e diverso)?
Dipende da quante persone 1l 14 ottobre andranno a votare.
Se saremo in tanti a scegliere, a votare, allora l’aggettivo democratico avrà un senso. In caso contrario, saranno, come sempre, le vecchie logiche a vincere.

• Quanti e (chi ) sono i candidati?
Per la carica di segretario nazionale i candidati in Piemonte sono 3:
Walter Veltroni, Rosy Bindi e Enrico Letta.

• Quali sono le regole per votare?
Avere almeno 16 anni e pagare 1 euro come contributo per le spese elettorali.

• Chi vota è automaticamente iscritto al partito?
Assolutamente no.

• Dove si vota?
In circa 10.000 seggi sparsi su tutto il territorio nazionale



2/3



La disponibilità a concorrere direttamente alla formazione del Partito Democratico è maturata soprattutto per la volontà di favorire la partecipazione ad un partito che vorrei veramente “nuovo” e aperto superando l’immagine negativa offerta nelle ultime settimane dai vertici dei partiti blindati , dal tatticismo esasperato.
Abbiamo sentito ripetere innumerevoli volte che la prospettiva è quella di un partito aperto, che non nasca solo da un accordo fra ds e margherita, che coinvolga ed entusiasmi i cittadini anche attraverso reali spazi di protagonismo della società civile.
Io penso alle elezioni del 14 ottobre come ad un grande momento di democrazia e di confronto aperto fra più proposte e più candidati, e non come ad una semplice ratifica di ciò che in pochi hanno scelto per noi.
Anche per questo ho deciso di esserci.
Perché penso che una competizione fra più candidati, un confronto vero fra persone diverse, le loro idee, la loro passione, la loro voglia di mettersi in gioco “senza rete” sia l’unico modo per convincere i cittadini che sta nascendo qualcosa di nuovo, di vitale, di non preconfezionato, qualcosa per cui vale la pena di impegnarsi in prima persona.
Questa novità passa anche attraverso il superamento delle vecchie logiche.
Nel nuovo partito abbiamo bisogno del contributo di tutte le culture che vogliono riconoscersi in un progetto moderno e riformista, che guarda al futuro, ma il Pd nasce per un elettorato che si sente soprattutto di “centrosinistra”, ulivista, per chi voterà per la prima volta il prossimo giugno ed è nato dopo la caduta del Muro di Berlino.
Saranno, coinvolti e rappresentati giovani e donne, (e non solo perché questa volta il 50% degli organi di partito è in mano loro), imprenditori e insegnanti, professionisti ed impiegati, artisti ed operai…Riportare la “buona politica” fra la gente sarà il mio principale impegno nelle prossime settimane.
So che per fare questo le scelte dovranno essere chiare e nette. Se il primo obiettivo è quello di recuperare la fiducia dei cittadini, dobbiamo essere credibili sul tema del rinnovamento della politica.
È un problema di regole (che devono rendere semplici ed efficaci la partecipazione, le decisioni, l’espressione del giudizio popolare) ma è anche una questione di stile. È moralità, trasparenza, cambiamento del linguaggio, coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, capacità di suscitare emozioni non con una frase ad effetto ma costruendo qualcosa di vero e duraturo per la storia personale di ciascuno.
E’ una sfida che voglio giocare in prima persona. E Voi?


3/3



Collegio 3

A sinistra per Veltroni

Torino Vallette - Lucento – Parella - Campidoglio

1. ENZO LAVOLTA
2. PAOLA BERZANO
3. CLAUDIO CERRATO
4. MARIA LUISA MASTURZO
5. GIANNI GALEAZZI



VIA LESSONA 1

351-352-353-354-355-356-357-358-359-360-361-362-363-364-
365-366-368-369-370-371-372-374-375-376-377-378-379-380

VIA SALBERTRAND 58

367-373-388-389-390-398-399-400-401-402-403-404-405-406

STRADA ANTICA DI COLLEGNO 208
381-382-383-384-385-386-387-393-394-395-396-397-407-408-409
-410-411-412-413


VIA NOLE

414-415-474-475-476-477-478-479-480-484


VIA VEROLENGO 212

481-482-483-491-492-493-494-495-496-497-498-508-509-510-511-512


VIA FOLIGNO 106

485-486-487-488-489-490-499-500-501-502-503-504-505-506-507

PIAZZA MONTALE 8

513-514-515-516-517-518-519-520-521-522-523-524

venerdì 28 settembre 2007

La rivoluzione pacifica

La storia di Gandhi sembra ripetersi in questi giorni in Birmania e ci sono vittime tra i sostenitori pacifici della rivoluzione silenziosa contro i militari che lì detengono il potere.
















Esprimo la mia più dura condanna per le violenze del regime militare birmano nei confronti dei monaci.

La comunità internazionale non può accettare quanto sta avvenendo.

Il regime deve sospendere immediatamente ogni repressione, liberare Aung San Suu Kyi e tutti i prigionieri politici e indire elezioni libere e democratiche.

Le Nazioni Unite e l’Unione Europea devono inasprire le sanzioni commerciali, diplomatiche e politiche e intervenire a sostegno dell’opposizione democratica che da anni porta avanti una straordinaria lotta non violenta.

Il Partito Democratico è a fianco dei monaci, degli studenti e di tutti i democratici birmani.

Il Governo italiano e l’Unione europea devono schierarsi con il popolo birmano senza le cautele dettate dall’interscambio economico con la dittatura.

In politica estera va perseguita ovunque la strategia del ‘cambio di regime’, senza nessuna indulgenza verso satrapi e caudilli vari, perché solo la democrazia è garanzia di pace e sviluppo



Myanmar: appello per cessare la repressione:

La sera del 25 settembre circa 300 persone sono state arrestate durante le proteste contro la giunta militare del Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), nell’ex capitale Yangon, nella seconda città più grande, Mandalay, così come a Meiktila, a Pakokku e a Mogok. Amnesty International ha appreso che diverse persone sono entrate in clandestinità per evitare l’arresto.Alcuni arresti erano già avvenuti la sera del 24 settembre, ma la maggior parte ha avuto luogo nelle successive 36 ore, con l’intensificarsi del giro di vite da parte delle forze di sicurezza. Tra le persone arrestate vi sono tra i 50 e i 100 monaci di Yangon, il parlamentare Paik Ko e almeno un altro esponente del principale partito d’opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) guidata da Aung San Suu Kyi, diversi altri membri dell’Nld e altre figure pubbliche, tra cui il famoso attore e prigioniero di coscienza Zargana (conosciuto anche come Ko Thura). Amnesty International crede che questi e altri detenuti si trovino a rischio di tortura o altri maltrattamenti.Fonti governative hanno confermato ai giornalisti che almeno tre monaci sono stati uccisi a Yangon: uno da un colpo d’arma da fuoco e gli altri due a seguito di un pestaggio. Fonti non ufficiali hanno fatto sapere ad Amnesty International che oltre 50 monaci sono rimasti feriti.Nonostante l’alta tensione, migliaia di persone continuano a manifestare nelle strade contro il governo, guidate dai monaci, i quali hanno però voluto proteggere la popolazione chiedendo di non prendere parte alle dimostrazioni.Sembra che le forze di sicurezza abbiano percosso i manifestanti con manganelli, utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla che sfidava il recente divieto di raduno di più di 5 persone e sparato colpi di avvertimento in aria.Le proteste pacifiche hanno avuto inizio ad agosto, in risposta al brusco aumento del prezzo dei carburanti. I monaci buddisti, che hanno preso la guida delle proteste dopo che alcuni di loro erano stati feriti nella città di Pakokku, chiedono la riduzione del prezzo dei generi di prima necessità, il rilascio dei prigionieri politici e un processo di riconciliazione nazionale per risolvere le profonde divisioni politiche interne.La mattina del 25 settembre, le autorità hanno iniziato il giro di vite sui manifestanti, introducendo un coprifuoco di 60 giorni dalle 21 della sera alle 5 del mattino e avvisando la popolazione che sarebbero stati adottati provvedimenti di legge contro i dimostranti.Le violazioni dei diritti umani a Myanmar sono diffuse e sistematiche. Tra queste vi è l’utilizzo di bambini soldato e il ricorso ai lavori forzati. Inoltre, sono in vigore leggi che criminalizzano l’espressione pacifica del dissenso politico.Alla fine del 2006, la maggior parte degli esponenti di primo piano dell’opposizione era agli arresti o sottoposta a forme di detenzione amministrativa e 1160 prigionieri politici erano detenuti in condizioni via via più dure. Gli arresti avvengono spesso senza mandato e i detenuti sono costretti a trascorrere lunghi periodi d’isolamento; la tortura è praticata regolarmente nel corso degli interrogatori; i processi nei confronti degli oppositori politici seguono procedure non in linea col diritto internazionale e agli imputati viene frequentemente negato il diritto a scegliere un avvocato, se non addirittura ad averne uno. La pubblica accusa fa ricorso a confessioni estorte con la tortura.Per approfondimenti sulla situazione dei prigionieri politici in Myanmar: “Myanmar’s Political Prisoners: A Growing Legacy of Injustice”

http://web.amnesty.org/library/Index/ENGASA160192005

firma l'appello:

- Firma on line questo appello




da La Stampa 28/9/2007 (9:22)


Oscurato il principale canale di informazione, proteste su Internet



YANGON

Il principale collegamento a Internet di Myanmar (ex Birmania) ha smesso oggi di funzionare. Lo ha detto un responsabile locale delle telecomunicazioni secondo il quale l’interruzione è stata causata da «un danno ad un cavo sottomarino». Dopo due giorni di repressione da parte dei militari delle manifestazioni di protesta, viene così a mancare il principale canale di diffusione di informazioni e foto da parte della dissidenza birmana su quanto sta accadendo nel paese.

lunedì 10 settembre 2007

il ricordo è passività, la Memoria è lo sforzo di raccontare al presente, con fatica spesso dolorosa, il passato
















Cari amici,

sono rientrato da poche ore a Torino e conservo negli occhi le immagini di questi ultimi giorni trascorsi in giro per l' Europa tra i campi di concentramento di Bergen Belsen, Natzweiler e la casa di Anne Frank.
Sono ancora forti le molte emozioni vissute e condivise con alcuni di voi che state leggendo questo blog : rabbia, indignazione, stupore, paura...molta paura.
E' forte la paura che possa riaccadere, è forte la paura che un uomo possa violentare la dignità di un altro uomo così come è avvenuto nei luoghi della vergogna che abbiamo visitato.Ma è grande anche il ricordo del sorriso sereno di Sergio accompagnato dai suoi occhi tristi , gli occhi di chi ha vissuto la guerra.


Grazie ai tanti protagonisti di questo viaggio. Grazie ai racconti di una straordinaria narratrice qual'è Lucia, grazie all'emozione di Primarosa, grazie all'ANED; grazie a quanti, tanti credono con forza nella Memoria come lo sforzo di raccontare al presente, con fatica spesso dolorosa, il passato.


Enzo Lavolta
Nei prossimi giorni pubblicherò le foto in questo blog, se ne avete di belle che volete condividere inviatemele a questo indirizzo: enzo.lavolta@fastwebnet.it ;


Sarà Anne Frank, con la sua sorprendente maturità, autrice di scritti d’inestimabile valore, a guidare le nuove generazioni all’incontro con la memoria del più sconcertante dramma dell’umanità: la Shoah. Saranno le pagine del suo Diario e dei suoi Racconti – divenuti alcuni tra i simboli più rappresentativi non solo dell’Olocausto ma dell’intera Storia – a raccontare le barbariche atrocità commesse contro gli individui più deboli; a narrare della sconcertante naturalezza – mista a indifferenza – con cui l’idiozia nazista ha macchiato per sempre la dignità di uomini e donne, violentando il diritto alla libertà. Una traccia indelebile, dunque, destinata, grazie a grandi eroi come Anne, a divenire una lezione di vita, attraverso un pensiero complesso e profondo, carico di forza e purezza e impregnato nella coscienza collettiva. Celebrare Anne Frank diffondendo il suo emblematico messaggio senza tempo significa infatti leggere e interpretare il significato dell’oppressione, della discriminazione, della repressione e dello sterminio di oltre sei milioni tra ebrei, zingari, omosessuali e oppositori politici. Persone stipate come larve nei ghetti e nei lager, private d’ossigeno e emozioni. Talvolta cavie da laboratorio, talvolta pedine di un lento, sporco gioco al massacro.
La Storia raccontata da Anne Frank è la Storia scritta di tutte le vittime; le sue parole, che non possono che appartenere al patrimonio dell’umanità, vogliono spingere le giovani generazioni alla metamorfosi auspicata nei suoi scritti:





“Tutti possiamo cominciare fin da questo istante a cercare di cambiare il mondo e ognuno di noi, grande o piccolo, può dare il suo contributo a diffondere un po’ di giustizia.” [Dare – Racconti dell’Alloggio Segreto]

martedì 31 luglio 2007

RINNOVAMENTO, EQUITA’, RIFORME

Tra poche ore parto per le vacanze...prima però pubblico questo documento che ho sottoscritto e di cui leggerete domani sui giornali, nella speranza che sia un reale contributo alla discussione sul PD ancora troppo lontana dal merito dei problemi del nostro paese.



Contributo di idee per il Piemonte e per l’Italia

Il 14 ottobre si avvierà la costruzione del Partito Democratico. Il nuovo soggetto è una formidabile occasione di innovazione politica e di modernizzazione della società italiana che dovrà avere anche il compito di promuovere una nuova classe dirigente.
Il processo costituente avrà l’impegnativo compito di unire le forze del riformismo italiano di ispirazione socialista, cattolico-democratica, liberaldemocratica e ambientalista.
Ma secondo noi avrà anche un importante impegno: far incontrare, amalgamare e allargare classi dirigenti amministrative che in questi anni hanno collaborato ma che oggi devono essere, pur nelle utilissime differenze, un corpo unico al servizio del Paese.
Un partito con un'anima, questo è un primo tratto distintivo. Ovvero un partito con la testa, con il cuore ma anche con un'anima in grado di far parlare il sentimento di tanti uomini e donne nelle scelte dei prossimi anni; popolare perché lo pensiamo come un partito con tante persone, fatto di linguaggi semplici, in grado di portare tanta gente a fare politica.
Tra coloro che sottoscrivono questo documento ci sono persone che hanno creduto da subito e senza dubbi al progetto del Partito Democratico, altri che hanno segnalato alcuni limiti politici, altri ancora che hanno condotto una battaglia perché si scegliesse un’altra strada.
Oggi c’è un fatto nuovo. La candidatura di Veltroni che ha avuto il grande merito e coraggio di candidarsi al ruolo di Segretario Nazionale in un quadro che certo non si può definire semplice. Questa candidatura può rappresentare davvero l’innovazione che tutti si attendono dal nuovo partito. La parola sinistra non deve essere lasciata incustodita, deve essere riempita di cose nuove. Dobbiamo costruire un partito del lavoro e della cittadinanza. Il Partito Democratico può dare voce e offrire risposte di governo a quella vasta parte della società italiana che vuole affrontare le sfide della modernità e della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti del riformismo sociale: l’aspirazione all’equità, la libertà e la giustizia per le donne e per gli uomini. Di fronte ai temi della legalità e della sicurezza, della salute, dell’istruzione non ci può essere né povero né ricco. Senza riforme radicali si rischia di mettere a repentaglio quelle conquiste che si vorrebbero difendere, corrose da inefficienze, burocrazie, corporativismi.
Sbloccare l'Italia. L’Italia bloccata è quella della mancata mobilità sociale ormai interrotta da tempo, del mancato ricambio in politica di idee e di uomini, delle decisioni non prese e rimandate, delle opere necessarie ma non fatte, della finanza a scapito dell'impresa.
Chi ha una famiglia cerca di arrivare a fine mese, chi è ricercatore emigra all'estero, chi è dipendente è sottoposto a sacrifici enormi per permettere ad un figlio di accedere ad una istruzione superiore.
Non c’è settore dell’economia, delle professioni, dell’università, dei mestieri che non sia attraversato da corporativismi. Vanno sbloccati ingranaggi fermi da troppo tempo e garantire dinamismo nei percorsi di vita, di lavoro, di attività economica e sociale.
Abbattere i costi del “non fare”. Da troppo tempo si discute profondamente nel nostro Paese nel merito tecnico di opere e riforme rilevanti. La Tav, la riforma delle pensioni ma anche l'emergenza climatica sono temi rilevanti. Noi non possiamo più accettare logiche di breve periodo. Per questo occorre che prepotentemente nella discussione si cominci anche a parlare di quanto costa “non fare”. I costi del non fare sono enormi. Vi è invece la necessità di dare alla politica tempi decisionali certi e veloci.
Il PD tra lavoro e impresa. Ridare senso alla centralità e alla valorizzazione del lavoro è un obiettivo essenziale per un partito riformista come il Partito Democratico. Lo distingue chiaramente dai partiti di destra. Meno evidente è invece la differenza da una sinistra spesso così tradizionale da risultare conservatrice. Un Partito democratico non convinto della centralità del lavoro e poco capace di riformare le politiche del lavoro perderebbe un pezzo essenziale del suo riformismo.
Occorre vincere le resistenze alle riforme progettate, presenti anche al nostro interno, ed evidenti nella faticosa azione di governo e parlamentare. La retorica operaista mostra la corda di fronte ai problemi crescenti del precariato e di quel blocco sociale che individua i lavoratori della conoscenza. Questo non significa che assistiamo alla fine del lavoro come lo abbiamo finora conosciuto. Oggi c’è tuttavia la necessità di confrontarsi con gli effetti della globalizzazione sulle società più lente ad adattarsi a questa nuova realtà. Per realizzare questo obiettivo si punta perciò sulla società della conoscenza, dove i saperi e l’innovazione sono i motori del cambiamento anche delle attività lavorative. Il Partito Democratico dovrà porsi come interprete del rinnovato rapporto tra lavoro e impresa, dialogando con l’imprenditore senza timori di subalternità, coniugando lo sviluppo con la crescita delle pensioni, delle garanzie, dei salari.
L'impulso creativo è oggi libero di svilupparsi in forme finora sconosciute. Le società avanzate si basano sull'economia dell'informazione e della conoscenza nelle quali è la creatività a generare il vantaggio competitivo. Dove ci sono i creativi c'è ricchezza, occupazione, qualità della vita. Scienziati, musicisti, architetti, designer, esperti della comunicazione oggi vengono riuniti nella “nuova classe creativa”. Il PD, libero da ogni tipo di diffidenza verso queste nuove professioni, dovrà garantire che i creativi siano liberi di esprimersi senza conformazioni. Il creativo vive come oppressione tutto ciò che è appiattimento professionale .
Ridare ricchezza all'Italia. Vogliamo che il PD sia il partito che rappresenta chi oggi produce ricchezza per il nostro paese. Quando diciamo ciò non pensiamo di rappresentare solo alcune categorie sociali (imprenditori e dipendenti). Vogliamo piuttosto rappresentare quel sentimento che mette al centro la produttività e la produzione di ricchezza e valore materiale e culturale per il nostro Paese. Parliamo di migliaia di imprenditori, di commercianti, di professionisti, di artigiani, di dipendenti del settore privato, di dipendenti pubblici che si battono ogni giorno per un obiettivo generale: permettere al paese di rialzare la testa, di affermarsi, di riprendere competitività e valore nella considerazione internazionale.
Ritrovarsi tutti in un’Italia cambiata. Gli italiani del Nord si trovano davanti al problema della sclerosi dello Stato che incide sul dinamismo economico-sociale di queste aree. Gli italiani del Sud soffrono per la mancanza di diritti di cittadinanza e servizi essenziali. E’ tempo di ritrovare una nuova cultura dell’unità del paese. Tutto questo non può avvenire se le energie del nord si sentono poco rappresentate e fuori da una missione nazionale. Occorre una rappresentanza politica capace di aderire positivamente alle specificità del territorio, in modo soprattutto da valorizzarne le componenti dinamiche, quelle più in grado di contribuire allo sviluppo del nostro sistema nazionale: quelli che hanno retto la sfida della globalizzazione e quelli che, con la flessibilità del lavoro, hanno pagato il prezzo più alto alla competitività del sistema. Un partito che veda nell'eterogeneità e nella molteplicità dei sistemi locali di sviluppo presenti nel nostro Paese non come un limite, ma come un'opportunità, tale da offrire modalità differenziate di crescita economica. Di qui la necessità di una politica economica attenta nel promuovere le risorse locali, in grado di accompagnare la loro evoluzione e di offrire loro gli strumenti per rafforzarsi. La sensibilità per le occasioni di promozione economica del Nord costituisce pertanto un'importante leva per consolidarle e fare di esse elementi di vantaggio competitivo dell'Italia.
La nostra società deve muoversi. Oggi, in una società immobile, a pagare il prezzo più alto sono i giovani, che prima dei venticinque-trent'anni non entrano nel mondo del lavoro, e che non possono più contare su quella sequenza certa - studio, lavoro, pensione - garantita in passato. Esiste oggi in Italia una questione di equità intergenerazionale, la tutela delle condizioni degli anziani non deve risolversi in una causa di penalizzazione per i giovani. Di fatto, in un certo senso, il patto generazionale esiste già e opera all'interno delle famiglie, dove le pensioni e i risparmi degli anziani servono non di rado a sostenere i redditi dei più giovani. Occorre che a questa dimensione familiare e privata subentri oggi un patto generazionale esplicito, capace di dare certezze e garanzie alla "terza età" senza far apparire quest'azione di difesa sociale una minaccia per i diritti e le garanzie dei più giovani. L'Italia deve recuperare, a livello sociale, una responsabilità che già è attiva all'interno delle famiglie e che può essere motivo di coesione, invece che di lacerazione del tessuto sociale.
Il PD è il partito della responsabilità. Le decisioni politiche assunte attraverso le regole della nostra democrazia non possono essere continuamente rimesse in discussione in nome di supposti interessi locali. Assistiamo continuamente al blocco di riforme, opere e interventi importanti per l’interesse generale (liberalizzazioni, impianti eolici, rigassificatori) fermi per interessi particolari. Nell’ambito del complesso sistema di garanzie costituito dal nostro ordinamento e dalle normative di valutazione di impatto ambientale, l’interesse generale deve sempre poter prevalere sugli interessi particolari.
Il PD è il partito delle risposte ai cittadini. Legalità e sicurezza vanno rideclinate fuori dalla dicotomia destra/sinistra. La sicurezza è, insieme, un bisogno elementare e un diritto di cittadinanza. La legge, condivisa e rispettata, è il pilastro su cui si costruiscono azioni di sicurezza efficaci per i cittadini. Tutto questo non significa tradire i propri valori, o smarrire la propria identità di sinistra. Ma la solidarietà, giustamente tanto cara alla sinistra, è più forte se sta dentro un sistema di valori condivisi e di regole rispettate da tutti.
L’innovazione nei programmi deve essere sostenuta da una rinnovata organizzazione politica. La crisi dei partiti è giunta al suo punto terminale. Oggi imperversano lobbies, consorterie, cordate, o nella migliore delle ipotesi, oligarchie illuminate. Il PD deve reagire a tutto ciò e il suo stesso processo fondativo partecipato e trasparente è una buona premessa. Il PD deve essere un partito nuovo, costruito dalla consapevole adesione dei singoli sulla base del principio “una testa un voto”, ma deve anche essere un partito strutturato sul territorio e nel sociale.
Solo un ricco pluralismo può consentire che le diversità coesistano e si integrino, rafforzando la capacità di attrazione maggioritaria del partito. Il PD deve essere in grado di abbattere gli steccati fra culture per far nascere la classe dirigente di domani. Per questo, in vista delle elezioni primarie regionali, pensiamo di sostenere un segretario espressione di una delle grandi aree politico-culturali fondative dal PD, tra cui quella cattolica democratica.
Il PD non può essere una rete di meri comitati elettorali e di singole personalità. E’ necessario un partito forte per avere un leader forte, non è vero il contrario.
Il PD deve essere lo strumento per rappresentare coloro che fino a oggi non lo sono stati e per garantire a chiunque la possibilità di partecipare in prima persona mettendo a disposizione le proprie competenze. Solo così si potrà avere un effettivo cambio all’attuale classe dirigente, della quale riconosciamo leadership e qualità. Tuttavia vogliamo evitare il rischio che si perpetuino nomenclature, notabilati e nicchie di poteri economici. Per noi il Partito Democratico deve essere un costruttore di nuova classe dirigente e non un selezionatore di tecnocrati da mettere al servizio della cosa pubblica. Deve essere generatore di impegno e passione. Noi siamo per il primato civile della politica

lunedì 30 luglio 2007

Un milione di firme per un referendum europeo


In questi giorni in cui il dibattito politico sulla nascita del PD è caratterizzato, nel merito, dal federalismo e le sue interpretazioni (competitivo o solidale) il consiglio comunale di Torino ha approvato l' ordine del giorno - di cui sono primo firmatario - per sostenere la proposta dei federalisti europei di abbinare all’elezione europea del 2009 un referendum consultivo sulla Costituzione europea denominato “Un milione di firme per un referendum europeo”.
Il documento chiarisce la necessità di una Costituzione europea per far sì che le politiche dell’Unione europea siano unitarie e che la stessa si doti di un governo in grado di affrontare in modo efficace temi come la globalizzazione, l’ambiente, il terrorismo internazionale.



Il 21 aprile 2007 è ufficialmente partita la Campagna per un referendum consultivo sulla Costituzione europea. Lo scopo è raccogliere al meno un milione di firme a sostegno di una consultazione popolare da tenersi congiuntamente con la prossima elezione del Parlamento europeo nel 2009.

Il nostro gruppo Consiliare sostiene questa petizione per dare ai cittadini dell'Unione la possibilità, attraverso la Costituzione, di parlare con una voce sola e di dotarsi di un governo europeo democratico in grado di far fronte efficacemente alle sfide della globalizzazione, dello sviluppo sostenibile, del terrorismo internazionale e delle possibili crisi ambientali.

Crediamo sia possibile, attraverso processi democratici ed inclusivi, rilanciare la 'costituzionalizzazione' dell'Europa valorizzando la partecipazione dei cittadini. Sosteniamo questo referendum perché offre la possibilità alle donne e agli uomini in Europa di esprimere il proprio diritto di cittadinanza attraverso l’elezione di un parlamento europeo-assemblea costituente e favorendo in questo modo un vero dibattito politico sul futuro dell'Unione Europea.

La partecipazione al referendum nel proprio paese in concomitanza con i referendum negli altri stati membri, permetterebbe ai cittadini di diventare attori diretti nella scelta sul trattato costituzionale e sulle possibilità dell'unione politica in Europa.

domenica 29 luglio 2007

OGGETTO: UN MILIONE DI FIRME PER UN REFERENDUM EUROPEO

Il Consiglio Comunale,
Considerato
- che l’iter delle ratifiche nazionali per l’approvazione del Trattato che istituisce la Costituzione europea, approvato a Roma il 29 ottobre 2004 dai 25 Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, ha subito una battuta d’arresto dopo l’esito negativo dei referendum in Francia e in Olanda;
- che, successivamente la proposta di una Costituzione europea, la riproposizione di un altro trattato o mini-trattato, riesumando la prassi delle Conferenze intergovernative affidate a diplomatici, escluderebbe di fatto i cittadini europei dal dibattito sul futuro dell’Europa,
- che la maggioranza dei cittadini e degli Stati dell’Unione ha già ratificato il Trattato costituzionale;
- che L'Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (A.I.C.C.R.E.), la Regione Piemonte e la Provincia di Torino, hanno deciso di sostenere l'azione promossa dai federalisti europei, intitolata "un milione di firme per un referendum europeo", che si propone di suscitare un vasto movimento di opinione pubblica e di pressione mediante una Petizione che richiede un referendum consultivo europeo sulla Costituzione europea, da tenersi, contemporaneamente, in tutti i paesi d'Europa, nello stesso giorno dell'elezione del Parlamento europeo del 2009.
- che l’organizzazione di un referendum consultivo europeo non pregiudica la possibilità che i governi e i parlamenti nazionali decidano successivamente di ratificare o meno il Trattato costituzionale;
- che in Italia, sulla base di una legge di iniziativa popolare, in occasione delle elezioni europee del 1989, si è già tenuto un referendum di indirizzo per conferire un mandato costituente al Parlamento europeo, a cui hanno risposto positivamente l’88,1 % degli elettori;
Convinto

- che il processo di unificazione dell’Europa della pace e della solidarietà sia necessario e ineludibile;
e che
- una Costituzione è necessaria per dare all'Unione Europea la possibilità di parlare con una voce sola e di dotarsi di un governo europeo democratico in grado di far fronte efficacemente alle sfide della globalizzazione, dello sviluppo sostenibile, del terrorismo internazionale, della guerra e delle possibili crisi ambientali.

Certo
- del ruolo fondamentale che le autorità locali possono svolgere per far crescere nei cittadini una forte coscienza europea, anche attraverso una migliore comunicazione al cittadino dei principi di prossimità, sussidiarietà, interdipendenza e partecipazione elementi fondanti l’Unione Europea;
Esprime
il sostegno alla proposta di abbinare all’elezione europea del 2009 un referendum consultivo sul Trattato che istituisce una Costituzione europea, eventualmente migliorata secondo una procedura democratica proposta dal Consiglio europeo in accordo con il Parlamento europeo.

Enzo Lavolta

lunedì 23 luglio 2007

AUTONOMIA E FEDERALISMO PER IL NORD E PER L’ITALIA

Venerdi 13 Luglio a Milano il sindaco di Genova Marta Vincenzi , il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, ( assente Massimo Cacciari per improvvisi impegni) hanno definito e presentato la proposta di sostegno alla candidatura di Walter Veltroni alle primarie per la scelta del leader del partito democratico . Autonomia e federalismo per il Nord Italia è il titolo del manifesto programmatico che caratterizzerà i contenuti delle diverse liste regionali capeggiate dai promotori. Ecco il testo del documento

I.

Il Nord è il luogo del paese più esposto alle sfide della globalizzazione sia sul piano della competizione economica che dell’inclusione sociale. Il Nord dunque è il luogo prima di altri che pone alla politica le domande che rappresentano per essa la sfida del futuro. È anche il luogo che impone la necessità di misurarsi con la grande sfida dell’integrazione europea.Il Nord non è una società che va in una direzione sbagliata con cui bisogna misurarsi solo perché non se ne può fare a meno. Bensì è una società che cammina nel verso giusto quello della modernità e dell’apertura, e che presenta insieme le potenzialità e le contraddizioni indotte da queste sfide che devono essere governate per far crescere l’intero paese.Il Centro Sinistra come si è visto nelle recenti elezioni, stenta a dare risposte politiche, perché, complessivamente parlando, i partiti che lo raffigurano trasmettono un messaggio che riflette più il percorso fatto che quello da fare, più il passato che il futuro.

II.

Il PD può essere la risposta a questo bisogno di cambiamento della politica. Esso deve dar vita a una politica nuova, che sostenga anziché frenare il dinamismo della società. Una politica improntata a requisiti in primo luogo di efficienza e di efficacia, vale a dire produrre i risultati attesi con l’impiego ottimale delle risorse disponibili nei tempi previsti, sottolineando che in una società sottoposta alla sfida globale il tempo non è una variabile indipendente bensì, spesso decisiva. Ed, in secondo luogo, a trasparenza e responsabilità, cioè alla capacità di rendere conto di fronte alla propria comunità degli atti e delle decisioni assunte. Da qui nasce l’esigenza di uno Stato federale, e di un sistema fiscale federale. Non per spezzettare, frantumare e dividere il paese ma per avvicinare la decisione politica al luogo in cui si manifestano i bisogni; quindi per semplificare, sburocratizzare, far costare meno il processo decisionale. Questa è la nuova politica che serve al Nord perché serve all’Italia. Una suggestiva e concreta politica riformista basata su liberalizzazioni, promozione della concorrenza, risanamento finanziario, stato leggero e regolatore, senza dimenticare di tutelare i diritti del cittadino. Una politica riformista tesa ad un modello sociale efficiente ed inclusivo, alla valorizzazione delle persone, ad iniziare dai giovani e dalle donne, che non condanni loro alla precarietà, potenziando la formazione, promuovendo il merito, ridisegnando il welfare, promuovendo diritti e riaffermando i doveri. Una politica attenta a come è cambiato tessuto economico e produttivo del Nord e a come è cambiato il mondo del lavoro. Una politica di difesa della sostenibilità ambientale, e della piena valorizzazione delle risorse naturali, che sappia dire “SI’” ad un nuovo patto fra scienza, tecnologia ed ambiente. Sapendo che lo sviluppo economico oggi non può fare a meno della difesa dell’ambiente. Una politica che investa sulla risorsa immigrazione, favorendo l’integrazione in un quadro di pieno rispetto della legalità, base per una convivenza civile che garantisca la sicurezza di tutti i cittadini.

III.

Il Partito Democratico sarà una scommessa vincente solo se saprà essere il volto credibile di questa nuova politica, se saprà immaginare una “forma partito” innovativa, capace di usare i nuovi strumenti della comunicazione, se riuscirà a promuovere una nuova politica giovane e dinamica. Al PD serve una forte e sincera impostazione federale su base regionale e una grande autonomia decisionale in tutte le sue articolazioni. Solo in questo modo il Partito Democratico potrà dare piena rappresentanza alle esigenze e alle istanze che le diverse aree del Paese vogliono vedere riconosciute. Per questo il Partito Democratico dovrà essere un partito autonomo nella forma organizzativa e quindi nello Statuto e nei finanziamenti. Nella definizione delle alleanze politiche dovrà valere lo stesso principio di autonomia, che consenta di operare scelte corrispondenti alle esigenze politiche locali. Nella formulazione delle politiche pubbliche, che significa individuazione delle soluzioni più rispondenti ai bisogni e agli interessi dei territori. Nella scelta locale dei candidati e delle rappresentanze.IV. Su questa base riteniamo necessario sostenere in modo coordinato in ogni regione del Nord liste, su base regionale, che appoggino Walter Veltroni per la Segreteria del PD e che portino nell’Assemblea Costituente le forze, le intelligenze, le esperienze delle nostre città, province e regioni.

lunedì 16 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp




Le Commissioni consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino competenti in materia di lavoro e attività produttive si sono riunite congiuntamente il 13 luglio a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, per affrontare le problematiche relative allo stabilimento torinese Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di C.so Regina Margherita, anche in in vista dell’incontro che si svolgerà a Roma il 23 luglio presso il Ministero del Lavoro.
La riunione è stata presieduta dai vertici delle tre Commissioni: Juri Bossuto (presidente Commissione della Regione), Marco Novello (presidente Commissione della Provincia) e Enzo Lavolta (vicepresidente commissione Lavoro per il Comune).


Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche i rappresentanti dei lavoratori, le organizzazioni sindacali e l’assessore al Lavoro della Città di Torino, Tom De Alessandri. Il braccio italiano del gruppo tedesco, che comprende il sito torinese di corso Regina Margherita (ex Ferriere e Teksid) e il complesso di Terni, dà oggi lavoro a oltre 3.000 persone e gode di buona salute: le vendite sono passate dai 2,89 miliardi di euro di fatturato del 2004-‘05 a 2,505 milioni del 2005-‘06.


La decisione di chiudere lo stabilimento di Torino entro 15 mesi è spiegata dall’azienda con la necessità di centralizzare le produzioni per ridurre i costi: per questo l'azienda vorrebbe trasferire 265 dipendenti a Terni, 50 nelle sedi di Milano, mentre altri 70 andrebbero in mobilità e prepensionamento. Una decisione che rischia di lasciare 400 persone senza lavoro.



Dopo un approfondito dibattito i presidenti delle Commissioni hanno ribadito:
“la solidarietà e la condivisione delle preoccupazioni dei lavoratori e delle proposte da loro formulate per affrontare il problema, anche in considerazione del fatto che le scelte dell’azienda avranno ricadute negative su altre realtà di produzione e di servizi; - preso atto che negli anni, anche di recente, numerosi sono stati gli incontri tra Istituzioni locali e Direzione aziendale, in particolare con il Comune di Torino, nel corso dei quali non è mai stata posta la questione della cessazione delle attività e che tale decisione viene oggi presa da THYSSEN KRUPP improvvisamente, in contraddizione a quanto sempre affermato ed in modo assolutamente unilaterale; - valutato positivamente l’operato e le proposte formulate dal Governo e dai rappresentanti delle Enti locali al tavolo della trattativa tra azienda, organizzazioni sindacali e istituzioni che si è tenuto a Roma il 9 luglio; - ritenuto che uno dei presupposti fondamentali per proseguire la trattativa sia l’indisponibilità a variare la destinazione d’uso dell’area; - chiesto a THYSSEN KRUPP di rivedere la decisione presa rispetto alla cessazione dell’attività dello stabilimento di Torino e, insieme agli organi politici esecutivi delle Istituzioni locali, di predisporre un piano industriale relativo al sito, all’interno del quale sia previsto un impegno diretto o indiretto di THYSSEN KRUPP finalizzato ad offrire a tutti i suoi dipendenti un’opportunità lavorativa sul territorio”.

venerdì 13 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp


13 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp

Le Commissioni consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino competenti in materia di lavoro e attività produttive si sono riunite congiuntamente il 13 luglio a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, per affrontare le problematiche relative allo stabilimento torinese Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di C.so Regina Margherita, anche in in vista dell’incontro che si svolgerà a Roma il 23 luglio presso il Ministero del Lavoro.
La riunione è stata presieduta dai vertici delle tre Commissioni: Juri Bossuto (presidente Commissione della Regione), Marco Novello (presidente Commissione della Provincia) e Enzo Lavolta (vicepresidente per il Comune).
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche i rappresentanti dei lavoratori, le organizzazioni sindacali e l’assessore al Lavoro della Città di Torino, Tom De Alessandri.
Il braccio italiano del gruppo tedesco, che comprende il sito torinese di corso Regina Margherita (ex Ferriere e Teksid) e il complesso di Terni, dà oggi lavoro a oltre 3.000 persone e gode di buona salute: le vendite sono passate dai 2,89 miliardi di euro di fatturato del 2004-‘05 a 2,505 milioni del 2005-‘06.
La decisione di chiudere lo stabilimento di Torino entro 15 mesi è spiegata dall’azienda con la necessità di centralizzare le produzioni per ridurre i costi: per questo l'azienda vorrebbe trasferire 265 dipendenti a Terni, 50 nelle sedi di Milano, mentre altri 70 andrebbero in mobilità e prepensionamento. Una decisione che rischia di lasciare 400 persone senza lavoro.
Dopo un approfondito dibattito i presidenti delle Commissioni hanno ribadito:
“la solidarietà e la condivisione delle preoccupazioni dei lavoratori e delle proposte da loro formulate per affrontare il problema, anche in considerazione del fatto che le scelte dell’azienda avranno ricadute negative su altre realtà di produzione e di servizi;
- preso atto che negli anni, anche di recente, numerosi sono stati gli incontri tra Istituzioni locali e Direzione aziendale, in particolare con il Comune di Torino, nel corso dei quali non è mai stata posta la questione della cessazione delle attività e che tale decisione viene oggi presa da THYSSEN KRUPP improvvisamente, in contraddizione a quanto sempre affermato ed in modo assolutamente unilaterale;
- valutato positivamente l’operato e le proposte formulate dal Governo e dai rappresentanti delle Enti locali al tavolo della trattativa tra azienda, organizzazioni sindacali e istituzioni che si è tenuto a Roma il 9 luglio;
- ritenuto che uno dei presupposti fondamentali per proseguire la trattativa sia l’indisponibilità a variare la destinazione d’uso dell’area;
- chiesto a THYSSEN KRUPP di rivedere la decisione presa rispetto alla cessazione dell’attività dello stabilimento di Torino e, insieme agli organi politici esecutivi delle Istituzioni locali, di predisporre un piano industriale relativo al sito, all’interno del quale sia previsto un impegno diretto o indiretto di THYSSEN KRUPP finalizzato ad offrire a tutti i suoi dipendenti un’opportunità lavorativa sul territorio”.

giovedì 12 luglio 2007

Elezione diretta e alternanza di genere

Sì all’elezione diretta dei segretari regionali e all’alternanza di genere anche tra i capilista. Si è concluso a piazza Santi Apostoli il vertice dei 45. Il Comitato ha approvato la proposta di collegare le liste per i delegati all’Assemblea Costituente al candidato alla segreteria nazionale. Accordo raggiunto anche sulle quote di partecipazione che è stata stabilita di 5 euro. Gli under 25 potranno votare versando un contributo di due euro.

Ecco il testo approvato.


1. È indetta per il 14 ottobre 2007 l’elezione dei componenti della Assemblea costituente nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del partito democratico. È inoltre indetta, per quella stessa data, l’elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei segretari regionali del partito. Nella Regione Trentino Alto Adige si eleggono i componenti delle assemblee provinciali di Trento e Bolzano e i relativi segretari provinciali; le due assemblee provinciali costituiscono insieme l’Assemblea regionale che elegge il proprio coordinatore, eventualmente anche prevedendo la turnazione in tale incarico fra i due segretari provinciali. 2. Con successivo Regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007. 3. Possono partecipare in qualità di elettori e di candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto sedici anni nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell’Unione europea residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Partito Democratico e devolvano un contributo minimo di € 5,00, ridotto a 2 € per le elettrici e gli elettori che non ancora compiuto venticinque anni.4. Qualora sia stata eletta una maggioranza assoluta di componenti l’Assemblea a sostegno di un candidato Segretario, il Presidente dell’Assemblea costituente nazionale lo proclama eletto all’apertura della prima seduta dell’Assemblea stessa; in caso contrario il Presidente indice in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l’Assemblea e proclama eletto Segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validamente espressi La stessa regola si applica per i segretari regionali.5. L’Assemblea Nazionale, convocata da Romano Prodi che ne assume la Presidenza, si riunisce per la prima seduta il 27 ottobre 2007. Essa approva il Manifesto e lo Statuto nazionale del Partito, ed assolve ad ogni altra funzione attribuitale dalle norme transitorie e finali dello Statuto. La prima seduta delle Assemblee costituenti regionali è convocata da Romano Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni. L’Assemblea come primo adempimento procede all’elezione del proprio presidente tra i propri componenti a scrutinio segreto; nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito nella prima votazione la maggioranza dei componenti si procede a una seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati più votati. Nel rispetto dei principi stabiliti dallo Statuto nazionale, tali Assemblee approvano il rispettivo Statuto regionale, ed assolvono ad ogni altra funzione attribuita loro dalle norme transitorie e finali degli Statuti nazionale e regionale. 6. Per l’assegnazione dei seggi ai fini dell’elezione della Assemblea Nazionale, si fa riferimento ai collegi e alle circoscrizioni di cui alla legge 4 agosto 1993, n. 277 (legge Mattarella Camera). Milleduecento seggi vengono distribuiti tra le circoscrizioni in proporzione al numero di residenti e milleduecento seggi in proporzione al numero dei voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati, in entrambi i casi sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. I seggi così assegnati a ciascuna circoscrizione vengono ripartiti tra i collegi in proporzione ai voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. Ogni collegio elegge almeno 3 delegati. Un ulteriore seggio è assegnato ai collegi in cui abbia partecipato al voto un numero di persone pari a più del 20 per cento dei voti ottenuti dall’Ulivo nelle elezioni per la Camera dei deputati del 2006. Gli italiani residenti all’estero eleggono 60 rappresentanti 7. Le liste per l'elezione dell’Assemblea Nazionale sono plurinominali con alternanza di genere. Occorrono tra 100 e 150 firme per presentare una lista di collegio. Nessuno può candidarsi in più di un collegio. La lista indica può indicare] un candidato Segretario nazionale. Ci si può collegare nella circoscrizione con una dichiarazione di intenti. Devono essere presentate, a pena di nullità, tra il 21 e il 22 settembre. Con un sistema analogo a quello vigente per la Camera fino al 1992, si assegnano prima i seggi pieni nei collegi con la proporzionale (quoziente corretto a + 2), poi i seggi non assegnati e i voti non utilizzati (resti) confluiscono a livello circoscrizionale. Le liste che a quel livello hanno ottenuto più del 5% dei voti si suddividono i seggi residui col medesimo metodo; i seggi in questo modo assegnati a ciascun gruppo di liste vengono attribuiti alle liste di collegio con i resti più grandi. Le liste che si collegano a livello circoscrizionale devono avere metà capilista uomini e metà capilista donne. 8. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Nazionale sono presentate entro il 30 luglio 2007 unitamente a una dichiarazione di intenti e a un numero di firme compreso tra duemila e tremila, di cui almeno cento in cinque diverse regioni. Le dichiarazioni di candidatura sono accettate se corredate, entro i termini previsti per la presentazione delle liste, da dichiarazioni di liste presentate in almeno 25 diversi collegi, in non meno di 5 differenti regioni. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Regionale sono presentate entro il 12 settembre 2007 unitamente a una dichiarazione d’intenti e a un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le Regioni fino a un milione di abitanti e tra 1000 e 1500 per le Regioni con popolazione superiore a un milione di abitanti9. Per essere ammessi al voto, che si svolge in unica giornata dalle ore 7 alle ore 20, occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini, la propria tessera elettorale. Saranno determinate con successivo regolamento le modalità di voto per i non ancora maggiorenni e i non cittadini e per gli studenti universitari fuorisede nella loro sede universitaria.10. Le schede contengono una colonna per ciascuna lista, all’interno della quale sono presenti, nell’ordine, dall’alto in basso, i nominativi dei candidati di collegio, preceduti dal candidato alla carica di Segretario nazionale sostenuto dalla lista. Gli elettori possono esprimere un unico voto in un’unica colonna di ciascuna scheda. Il voto si considera valido in qualsiasi punto della colonna sia stato apposto un segno. Sono considerate non valide le schede che presentino segni di votazione che ricadono all’interno di due o più colonne. Lo scrutinio inizia subito dopo il voto dell’ultimo elettore presente nel seggio al momento della chiusura..

lunedì 9 luglio 2007

SE CI SARANNO I NUMERI.........

Oggi il Consiglio comunale di Torino si riunisce per l’approvazione del rendiconto del Comune per l’esercizio 2006.
E’ il momento conclusivo per valutare i risultati conseguiti lo scorso anno, in relazione agli obiettivi prefissati, alle opere e ai programmi realizzati e ai costi sostenuti.
Precederà la discussione in aula la relazione illustrativa dell’assessore al Bilancio.

giovedì 28 giugno 2007

ITALIA 2.0






da LA STAMPA del 27/6/2007

Gli under 35 scrivono a VeltroniAccompagnata da una simbolica bottiglietta di acqua, nella lettera i giovani spiegano di aver deciso di «non subire il Partito democratico, di non stare a guardare per poi lamentarsi, ma costruirlo con l’entusiasmo e la passione che servono per gli appuntamenti più importanti del nostro paese». Il loro documento è intitolato «Italia 2.0» perchè, spiegano, «come avvenuto per il web vogliamo una nuova versione dell’Italia



Grandi!!!!!!!!

mercoledì 20 giugno 2007

Politiche Giovanili


Un confronto aperto a tutti coloro che hanno a cuore la domanda di futuro delle nuove generazioni.

Consapevoli che la risposta a tale domanda passa anche dalla possibilità e capacità di abitare un luogo, radicarsi da cittadini in un quartiere o in un borgo.

venerdì 8 giugno 2007

Alien azioni


Il Comune di Torino ha deciso che l'alienazione degli immobili passerà attraverso la costituzione di un fondo, gestito da una società specializzata, che valorizzerà il patrimonio, stimato in oltre 140 milioni di euro, e ne venderà le quote. La Giunta comunale per il momento si è limitata alla trasmissione al Consiglio della proposta che fissa le linee guida per la dismissione degli asset immobiliari. Dopo l'approvazione del Consiglio sarà avviato il il bando per individuare la società di gestione del risparmio incaricata di costituire il fondo immobiliare. L'elenco degli immobili di cui il Comune prevede l'alienazione comprende, tra l'altro, un edificio in piazza San Carlo, le palazzine del villaggio olimpico al Lingotto per la parte non ceduta al Coni o alla Fondazione 20 marzo.


Sono settimane che cerco di comprendere i meccanismi di un'operazione complessa quale quella di un'alienazione gestita tramite "Fondo". Sul sito della RETE DI SVILUPPO DELLE ECONOMIE TERRITORIALI ho trovato un'esperienza simile avvenuta a Roma....ben riuscita.


Ma perchè vendiamo degli immobili della Città? La domanda è legittima.


Le dismissioni consentono di procedere ad una graduale estinzione dell’indebitamento liberando nuove risorse da destinare a nuovi servizi, alla realizzazione di nuove infrastrutture e alla riduzione dell’Ici ad esempio.È questa , infatti, l’unica politica di bilancio che produce risorse e che nel contempo consente di rispettare il patto di stabilità interno (riduzione del rapporto tra il proprio indebitamento e il Pil).


Le dismissioni permettono di acquisire risorse senza incidere sulla possibilità di sviluppo, in quanto lo sviluppo degli investimenti è la chiave indispensabile per alimentare e rendere plausibile “la speranza del futuro” attraverso la progressiva riqualificazione del territorio e dell’ambiente urbano, dei servizi al cittadino e della macchina comunale.


Le dismissioni permettono di acquisire risorse senza incidere sulla possibilità di sviluppo, in quanto lo sviluppo degli investimenti è la chiave indispensabile per alimentare e rendere plausibile “la speranza del futuro” attraverso la progressiva riqualificazione del territorio e dell’ambiente urbano, dei servizi al cittadino e della macchina comunale.


giovedì 31 maggio 2007

Tra uno speaker e un leader

da Europa, 31 maggio 2007

Alle sette di ieri sera, quando mancavano solo un paio d'ore alla riunione del comitato dei 45, quarantamila persone avevano votato per il sondaggio di Repubblica.it. Domanda: chi volete leader del Partito democratico? Risposta: Veltroni al 46 per cento, con due dietro a lui al 10 per cento, cioè Finocchiaro e Bersani. Gli altri, in fondo.Il sondaggio sul web è la cosa meno scientifica possibile, ma quello di Repubblica pesca in un campione particolare.E induce a due considerazioni.La prima: parte una forte campagna stampa in grado di condizionare le scelte del Pd. La seconda: c'è effettivamente nel popolo ulivista una domanda forte per la scelta adesso di un leader vero, paladino della controffensiva contro la destra.I web-lettori di Ezio Mauro possono essere delusi per molti e validi motivi che elenchiamo sommariamente: Prodi non vuole alla guida del Pd una alternativa a se stesso; i vertici Ds non vogliono pregiudicare la scelta del candidato del 2011 in favore di Veltroni; le due cose, sommate al timore di mettere il governo di Roma a repentaglio, inducono il sindaco a tenersi fuori da questa contesa.Da qui (anche se fra il Prodi un po' autoritario che fa sapere «o fate come dico io o me ne vado» e i vertici Dl e Ds c'è stata ieri tensione fortissima) prendeva ieri sera forza la soluzione intermedia: dare al Pd dopo una consultazione democratica uno speaker che non faccia ombra al premier e "tenga il posto" per chi scenderà in pista per la battaglia vera.Per gli equilibri fra leader, governo e partiti sarebbe la soluzione più facile e meno rischiosa. Rimarrebbe però fortissimo il dubbio: sarebbe anche la soluzione in grado di ridare forza e centralità al Pd (oseremmo dire: di salvare il progetto)? Di rispondere alle aspettative ora un po' angosciate della sua gente? E, soprattutto, di consentire al Pd di giocare d'anticipo su qualsiasi eventuale collasso degli equilibri politici generali, senza costringerlo a rincorrere affannosamente gli eventi come gli capita da mesi? Sono domande retoriche.

venerdì 25 maggio 2007

Preparare il futuro

Leggendo l'articolo "Una brutta idea quel patto generazionale" del Direttore della Comunicazione Pininfarina - Lorenza Pininfarina - su Repubblica di ieri

da sottoscrittore del patto mi viene da dire che:

Il “patto generazionale” fa storcere il naso a molti, non ultimi a tanti di quei “giovani” che si promette di promuovere. Una contraddizione? No, se mai una conferma. La necessità di mettere nero su bianco un impegno come questo, non fa che confermare l’anomalia del sistema di poteri italiano. Stravolgere un sistema di valori ormai radicato, una serie di prassi consolidate, non è facile. Il patto generazionale sancisce un problema, lo riconosce e lo illustra, prima ancora di tentare una soluzione. A firmare il patto sono infatti i 40enni di oggi che promettono di lasciare redini e cavalli quando di anni ne avranno sessanta.
Lodevole, ma a cosa serve? Innanzitutto a riconoscere un problema. La classe dirigente si rinnova con eccessiva lentezza e tende a radicarsi e a riprodursi uguale e se stessa, ma con assetti diversi (stessi nomi su poltrone e poltroncine diverse). E poi a tentare una soluzione col pragmatismo all’italiana: imponiamoci una scadenza, una dead line, perché sappiamo che solo cosi terremo fede agli impegni: con gli ultimatum, al limite autoimposti.
È una chiave di lettura che hai i suoi pregi ed i suoi difetti. Fra i difetti di un simile modo di fare c’è il rischio di massificare. L’età anagrafica non dovrebbe essere necessariamente dirimente. Si obietterà infatti che deve essere la meritocrazia a segnare il tempo dei rinnovi generazionali. Niente di più auspicabile.
Ma il “potere del merito” cosi come ogni altro potere veramente democratico ha bisogno di un humus fertile per crescere e radicarsi. In Italia questo humus è una strisciolina cosi sottile da impedire anche alla radice più robusta e forte di allignare. Il campo della meritocrazia è infestato dalle erbacce del clientelismo, del partitismo, del nepotismo. Soffocato da afidi e rampicanti che portano il nome di “somma di cariche”, “compatibilità”, “conflitto d’interessi nullo”.
Il recente regolamento della Consob che sancisce uno stop al collezionismo di cariche, riconosce un problema e ne propone una soluzione. Forse era necessaria un’iniziativa regolamentare di un organo di vigilanza per accorgersi che fare l’amministratore o il sindaco di più enti, fondazioni, patti di sindacato anche in contrapposizione e conflitto fra loro, era indice di un ethos amministrativo quanto meno “discutibile”? Certamente no. Eppure è stato necessario arrivare a formulare un regolamento per arginare certi comportamenti. Alcuni fenomeni non si producono spontaneamente.
Per questo è necessario riconoscere che il problema non è firmare o no un patto con le generazioni future, semmai che tale patto si sia reso necessario. E i sessantenni validi saranno allora tutti condannati ad una precoce rottamazione? Un dubbio come questo non dovrebbe nemmeno sfiorare chi – con un pizzico di cinismo – sa che fra le virtù(?) italiane non si annovera l’onestà spinta fino all’autolesionismo. Preparare il futuro è l’imperativo morale dei prossimi anni. Anche a costo di sembrare eccessivamente severi con noi stessi.

Enzo Lavolta

In agenda


mercoledì 23 maggio 2007

Il Tempo e la qualità della vita


Tra aprile 2002 e marzo 2003, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha effettuato una complessa ricerca sull’USO DEL TEMPO DA PARTE DELLE FAMIGLIE ITALIANE. Il Comune di Torino, grazie ad un accordo con l’ISTAT e al contributo della Regione Piemonte e della Provincia, ha chiesto di allargare il campione di famiglie previsto per la Città di Torino e per i 14 Comuni della cintura con essa confinanti, al fine di ottenere dati significativi anche a livello locale.

Grazie a ciò, oggi Torino è l’unica città italiana a disporre di dati sull’uso del tempo dei suoi cittadini e quindi a poterli utilizzare, sia per meglio comprendere il modo in cui questi organizzano la propria vita quotidiana, sia per individuare strozzature, punti di tensione o di mancato coordinamento.

È notevole l’interesse che l’indagine può quindi rivestire al fine di definire le politiche pubbliche più adeguate e più rispondenti ai bisogni dei cittadini. Tanto più importante in questa fase nella quale la ristrettezza delle risorse a disposizione dei Comuni, delle Province e delle stesse Regioni obbligherà i decisori politici a difficili selezioni qualitative e quantitative della loro destinazione.

Oggi è stato presentato, presso il Circolo dei Lettori, il libro "ANDARE A TEMPO: IL CASO TORINO. " nel quale sono riportatit i dati della ricerca sui tempi della Città.

Vi segnalo due interessanti interventi del convegno che ha presentato la prima parte di questi dati :

COME VIVE LA CITTÀ. RIFLESSIONI SU UNA RICERCA A TORINO E CINTURA
a cura di Maria Carmen BELLONI - Dipartimento di Scienze Sociali - Università degli Studi di Torino

FLESSIBILITÀ, TEMPI DI VITA E ORARI DI LAVORO
a cura di Luciano PERO - MIP Politecnico Milano

lunedì 21 maggio 2007

Rai : Qualcosa si muove

Non vi nascondo che sono state numerose le occasioni, in questo primo anno di consiliatura, in cui ,dopo ore di commissione consiliare con audizioni interminabili di lavoratori di aziende in crisi , venivo sopraffatto da un incredibile senso d'impotenza; anche se non rappresenta la risoluzione alla crisi della RAI di Torino, questo articolo da' un senso alle frasi (apparentemente rituali) come: "è necessario un impegno corale delle istituzioni a tutti i livelli"...parole con cui molte - se non tutte- le commissioni consiliari si sono chiuse.......qualcosa si muove!

giovedì 17 maggio 2007

Audizione in Commissione Lavoro


Produttività e creatività non riconosciute

Mentre a livello nazionale si cerca di trovare una soluzione manageriale alla crisi dell'azienda (vedi sotto) quest'oggi in Commissione Lavoro, abbiamo audito le organizzazioni sindacali ed Rsu Rai via Verdi, via Cernaia, rappresentanze dell’orchestra sinfonica nazionale, Cdr in merito al futuro dei centri di produzione RAI di Torino.
Questi, oltre a lamentare l'impossibilità di incontrare i vertici dell'Azienda ( non esiste, infatti, un tavolo di trattative anche perchè gli interlocutori da anni ormai cambiano troppo repentinamente) hanno denunciato l'ennesima manovra per disimpegnare attività e risorse dal territorio torinese.

«Il centro di produzione Rai da anni è mortificato, sottovalutato, privato del personale e dei mezzi che servono a produrre stabilmente programmi di qualità. Soltanto negli ultimi cinque anni sono stati chiusi programmi importanti (RaiSat, Cuori rubati, Timbuctu) diminuendo gradualmente il peso e l’importanza del centro di produzione torinese all’interno della programmazione nazionale della Rai. La situazione è ancora più grave per la radio. Il centro ricerche, polo di eccellenza tecnologica, da anni è escluso dalle scelte strategiche per lo sviluppo della televisione del futuro.

Tutto questo lentamente come uno stillicidio ha portato, nonostante gli abbonati in Piemonte siano al secondo posto in Italia (contribuiscono al bilancio RAI per circa 124.000.000 di euro),al ridimensionamento del centro direzionale di via Cernaia, cuore amministrativo e finanziario di tutta la Rai, che verrebbe ridimensionato e trasferito a Roma.

La situazione si è aggravata con l’incentivazione e il pensionamento di novanta figure professionali che hanno dato luogo a soli quarantuno nuovi ingressi. Un’emorragia di organico parzialmente attenuata dall’utilizzo di lavoratori precari, che mette in discussione le capacità produttive degli insediamenti torinesi e potrebbe collocarli al di fuori delle nuove sfide tecnologiche del sistema televisivo.

Il tutto in completa assenza di filiere produttive che garantirebbero prodotti televisivi di qualità, valorizzerebbero le straordinarie potenzialità creative già verificate nei centri di Torino (vi ricordo infatti che tutta la produzione della fascia pomeridiana per giovani su RAI TRE nasce e viene realizzata qui da noi) e forse permetterebbero di evitare l'acquisto di FORMAT da Terzi(vedi ENDEMOL).

Procederemo con un documento istituzionale di III Commissione (senza primogeniture partitiche) con un coinvolgimento (speriamo fattivo) di tutti i nostri rappresentanti in Parlamento.

"la crisi Rai "è colpa di tutto il CdA

"Viale Mazzini in "rosso" per 35 milioni di euro. Il governo punta dritto alla sostituzione del consigliere Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l'assemblea degli azionisti dell'azienda - convocata a maggioranza dal CdA - si riunirà con all'ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della societàSi diradano le nubi sulla strategia che l'esecutivo intende mettere in atto per il rilancio della Rai. Il governo - tramite il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa - punta dritto alla sostituzione del consigliere Angelo Maria Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l'assemblea degli azionisti dell'azienda - convocata a maggioranza dal cda come richiesto dal ministero dell'Economia - si riunirà con all'ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della società". Petroni non ha partecipato mercoledì all'assise dei vertici di viale Mazzini per "correttezza istituzionale" e il voto di pareggio 4 a 4 è stato deciso dalla scheda del presidente Petruccioli.Il "licenziamento" di Petroni, e la sua sostituzione con un nuovo manager, non è indolore, né per l'azienda pubblica, né per la politica. C'è parecchia confusione, infatti, sulla praticabilità di questa revoca.Nel frattempo, per fronteggiare l'azione del centrosinistra, la Cdl prepara una doppia strategia difensiva. La prima sarà affidata ai quattro consiglieri in quota alla Cdl che nel prossimo cda del 22 maggio (o al più tardi in quello del 30) sfiduceranno il direttore generale Claudio Cappon reo di "un'inerzia" che in questi mesi avrebbe portato "la situazione di stallo" denunciata da Tps. La crisi, insomma, sarebbe ascrivibile a lui e non al cda. L'altra mossa - quella legale - saranno ricorsi in ogni luogo e con ogni mezzo di Petroni, che ha già schierato i suoi avvocati. A spiegare le ragioni di questa difesa legale è stato lo stesso Petroni nell'audizione in commissione di Vigilanza. "L'azione del ministro dell'Economia nei miei confronti ha esclusivamente ragioni politiche - ha ammonito -. Contro le leggi e forzando l'ordinamento si vuole modificare la composizione del cda della Rai per asservirlo alla volontà del governo. Siamo al punto di arrivo di una violenta campagna di denigrazione e delegittimazione politico-mediatica contro di me che dura da più di due anni. Un gravissimo vulnus al Parlamento e al sistema che garantisce la libertà e l'indipendenza del sistema delle comunicazioni". Ma non si tratterà di una battaglia legale a senso unico. Secondo indiscrezioni, infatti, anche Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa avrebbero redatto una sorta di "libro bianco" con ad oggetto l'operato di Petroni e la sua incapacità di ridare slancio all'azienda pubblica."Noi - è quanto ripete da giorni il presidente del consiglio - vogliamo un'azienda gestibile e efficiente". Come va dicendo il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, "la Rai è ormai arrivata ad un punto di non ritorno". E la colpa non è solamente dell'uomo che fino ad ora ha rappresentato il Tesoro nel vertice della tv pubblica. Se la Rai è in crisi la responsabilità è dell'intero CdA. Lo ha detto il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ascoltato dalla commissione parlamentare di vigilanza."La responsabilità di questa grave criticità - ha detto Padoa-Schioppa - non è ascrivibile a un singolo consigliere ma piuttosto all'intero organo gestionale". Se la Rai fosse stata assoggettata al semplice aspetto civilistico proprio delle Spa "avrei assunto le mie decisioni nei confronti dell'intero Consiglio", ha aggiunto il ministro.A proposito della sua decisione di sfiduciare il proprio rappresentante nel Cda Rai, il consigliere Angelo Maria Petroni, Padoa-Schioppa ha precisato che, in assenza di una norma specifica, il ministro dell'Economia può revocare la fiducia ad un proprio rappresentante rifacendosi al principio più generale del "contrarius actus". Ovvero, così come autonomamente il fiduciario è stato nominato, altrettanto autonomamente può essere revocato se non esiste una normativa specifica.Per quanto riguarda il bilancio di Viale Mazzini il ministro dell'Economia ha poi sottolineato come quest'anno la Rai Spa chiuderà con un "rosso" pari a 35 milioni di euro, mentre ammonterà a 47 milioni il buco per il Gruppo Rai.Per il ministro, il Cda Rai dovrebbe essere fatto di "persone che non rappresentano qualcuno o un interesse, ma in grado di cambiare idea durante un confronto, creando maggioranze diverse. Spesso capita che prevalgano maggioranze che non hanno attinenza con il caso trattato".

mercoledì 16 maggio 2007

Governo e parti sociali: il punto sulla trattativa

In questi ultimi giorni il confronto tra il governo e le parti sociali ha subito una decisa accelerazione: si sono moltiplicati gli incontri rispetto ai diversi argomenti che compongono il processo di concertazione. Le molte notizie, riportate dagli organi d’informazione, sono state spesso molto contraddittorie e, in alcuni casi, fuorvianti. Per questo è utile fare il punto sulla trattativa. Com’è ormai noto, le risorse necessarie per avviare le riforme oggetto della concertazione sono quelle ricavate dall’extragettito fiscale. Questo è stato stimato nell’ordine di 10 miliardi di euro, ma la maggior parte dovrà essere destinata a ridurre il debito pubblico per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea. In definitiva sono 2,5 miliardi di euro le risorse destinate al miglioramento del welfare: è comunque una cifra notevole (5.000 miliardi delle vecchie lire) anche se le organizzazioni sindacali hanno dichiarato di ritenere tale cifra insufficiente rispetto alle esigenze.In quest’ambito i punti prioritari d’intervento espressi dal governo sono la rivalutazione delle pensioni più basse e nuove tutele per i giovani. PrevidenzaI principali punti, che sono oggetto della proposta del governo, sono i seguenti:
• Rivalutazione delle attuali pensioni più basse, con particolare riferimento ai contributi versati, ma anche alle condizioni di reddito dei destinatari.
• “Totalizzazione” dei contributi agli effetti della maturazione della pensione, in altre parole la possibilità di sommare periodi contributivi versati a casse previdenziali diverse (con l’attuale legislazione molti giovani rischiano di perdere i periodi in cui hanno avuto rapporti di collaborazione).
• Possibilità di riscattare la laurea a costi più accessibili rispetto agli attuali.
• Superamento dello “scalone” introdotto da precedente governo (secondo la legge vigente dal 1/1/2008 l’età minima per la pensione di anzianità passa a 60 anni): l’ipotesi su cui si sta discutendo è l’introduzione di “scalini” che rendano molto più graduale l’elevamento dell’età pensionabile.
• Modifica dei coefficienti di trasformazione, salvaguardando, però, i trattamenti di coloro che non hanno avuto la possibilità di maturare una pensione adeguata, soprattutto per effetto di rapporti di lavoro discontinui.
• Riordino, con l’ipotesi anche di una unificazione, degli enti previdenziali.• Armonizzazione dei trattamenti ed eliminazione delle aree di privilegio pensionistico ancora esistenti.Nuove tutele socialiIn questo ambito si tratta di individuare nuovi ammortizzatori sociali per tutti coloro che perdono il lavoro. In particolare:
• Una nuova indennità di disoccupazione uguale per tutti, che sostituisca la disoccupazione ordinaria e la mobilità.
• Una nuova cassa integrazione che sostituisca e unifichi gli attuali istituti di cassa ordinaria e straordinaria.
• Tutela dei rapporti di lavoro discontinui, con strumenti di sostegno al reddito e alla copertura figurativa nei periodi di interruzione lavorativa.La proposta prevede l’universalità di questi nuovi istituti (che sono quindi fruibili da tutti i lavoratori indipendentemente dalla categoria o dalla dimensione aziendale), ma la loro erogazione sarà condizionata dalla disponibilità del lavoratore ad accettare posti di lavoro alternativi o effettuare eventuali corsi di formazione e riqualificazione. Ovviamente questo richiede un generale miglioramento dei servizi per l’impiego e una riorganizzazione delle funzioni degli uffici pubblici competenti, responsabili dell’erogazione dei nuovi ammortizzatori sociali e del loro controllo.Mercato del lavoroQuesto capitolo comprende il superamento della legge 30/03 e la modifica della normativa sul contratto a tempo determinato. In questo ambito si tratta di abrogare alcune delle forme di rapporto di lavoro particolarmente precarizzanti (come il lavoro a chiamata e lo staff leasing), ma anche regolare diversamente una serie di rapporti di lavoro (part time, apprendistato, inserimento ecc.) migliorando le tutele per i lavoratori. In particolare per quanto riguarda il contratto a termine è necessario reintrodurre la possibilità che la contrattazione sindacale stabilisca dei limiti al loro utilizzo (causali e percentuali massime di assunzione), ma anche dei limiti rispetto alla possibilità di reiterare nel tempo rapporti di lavoro precari.Contrattazione di secondo livelloNelle proposte del governo vi è anche l’ipotesi di sostenere/incentivare la contrattazione aziendale. Come è noto esiste già una normativa che riduce il costo del lavoro dei premi variabili aziendali, riducendo i contributi previdenziali a carico delle aziende. Tuttavia questa misura comporta una riduzione dei contributi per i lavoratori (infatti, i premi variabili fino al 3% della retribuzione lorda annua sono esclusi dalla retribuzione pensionabile), perciò un eventuale intervento di ulteriore incentivazione non può comportare ulteriori decontribuzioni, che influirebbero negativamente sulle future pensioni dei lavoratori.I tavoli di concertazione affrontano anche altri argomenti che riguardano lo sviluppo del paese (come la riforma della pubblica amministrazione, le misure di rilancio del Mezzogiorno ecc.): qui si è voluto affrontare solamente le proposte attinenti al lavoro e alle pensioni, che sono quelle che dovrebbero assorbire le risorse già rese disponibili. Eventuali altre misure riportate dagli organi d’informazione (interventi sulla tassazione delle case, misure a favore delle famiglie ecc.) avrebbero invece bisogno di coperture finanziarie aggiuntive per non tradursi nell’immediato in una riduzione delle misure a favore del lavoro e delle pensioni.Ovviamente le proposte qui elencate devono passare il vaglio della trattativa e le scelte finali saranno concertate con le parti sociali. In ogni caso l’obiettivo è di concludere entro il prossimo mese di giugno, prima che si apra la discussione sulla futura programmazione economica e finanziaria dello stato.

Nota di Piero Pessa (segreteria regionale, resp. Politiche del Lavoro)

martedì 15 maggio 2007

Meno partiti, più grandi. I cittadini capiranno

di Filippo Andreatta, Corriere della Sera di oggi

La road map sulla nascita del Partito democratico decisa venerdì 11 restituisce al progetto uno slancio rivoluzionario che sembrava appannato. Se le decisioni sui meccanismi di composizione per l'Assemblea Costituente saranno rispettate sino in fondo, va dato atto a Francesco Rutelli e Piero Fassino di aver accettato la proposta di Prodi con coraggio e lungimiranza fuori dal comune. L'elezione aperta e diretta da parte dei cittadini-aderenti e sulla base di una competizione di molteplici liste non riconducibili ai vecchi partiti, pone infatti le basi per un soggetto politico autenticamente nuovo. L'atto fondativo del Pd, così come le primarie di due anni fa, potrebbe finalmente avere conseguenze autenticamente significative sul sistema politico in Italia, affrontando, e forse risolvendo, nodi che hanno sistematicamente indebolito l'efficacia delle istituzioni nel nostro Paese.
Il Pd ha infatti ora una chance di ridurre la frammentazione partitica, che ha sinora costretto i governi a reggersi su coalizioni eterogenee e rissose, non solo perché accorpa i due partiti maggiori del centrosinistra ma anche in quanto rende più permeabili i confini elettorali del Pd nei confronti dei suoi alleati. La forma aperta delle adesioni si rivolge potenzialmente a tutti gli elettori del centrosinistra, e potrebbe «prosciugare» alcuni partiti minori. I meccanismi scelti per la costituente, senza quote di rendita o preadesioni a garanzia dei partiti fondatori, consente agli elettori di tutte le forze dell'Unione — dall'Udeur a Rifondazione comunista — di bypassare il proprio ceto politico di riferimento e di veder rappresentate le proprie idee direttamente nel nuovo soggetto.
Se gli ultimi congressi hanno portato a un ulteriore frazionamento del ceto politico (la scissione della sinistra Ds), non è detto che a livello di elettorato non avvenga invece un processo contrario di semplificazione. L'appello al «popolo delle primarie» di due anni fa è un esplicito segnale in questa direzione dal momento che quella fu una consultazione di tutti gli elettori dell'Unione, e non solo di quelli di Ds e Margherita, e sancì una richiesta, comune e universale, di unità da parte dell'intero elettorato di centrosinistra. Anche il richiamo alla simbologia dell'Ulivo conferma questa vocazione, in quanto l'Ulivo originario coincideva con la coalizione di centrosinistra alle elezioni del 1996, con l'eccezione di Rifondazione.
Sarà un cantiere ancora lungo e difficile, ma in questo modo il Pd ha gettato le basi non solo per una forza più ampia, ma anche, in prospettiva, per un potenziale partito unico del centrosinistra. Solo con una vocazione «bipartitica» il nuovo soggetto potrà mantenere alcune delle sue promesse in merito a riavvicinare molti scontenti alla politica e di rifocalizzare l'attenzione sulle riforme concrete.
Finché infatti i governi italiani si dovranno reggere su coalizioni numerose, precarie ed eterogenee, le formule e le forme politiche continueranno infatti a prevalere sui contenuti, e i contenuti tenderanno al ribasso del «minimo comune denominatore». Nessuno dei partiti attuali è in grado di formulare dettagliate ipotesi di policy
alle elezioni, in quanto le proposte programmatiche devono poi essere mediate e negoziate con gli altri partner della coalizione. Ci sono quindi solo delle piattaforme di coalizione, ma queste vengono rispettate in modo solo indicativo in quanto ciascun partito della coalizione può esercitare un potere di ricatto sugli altri. Se invece ci fossero in Italia dei partiti più ampi, l'azione concreta del governo verrebbe rafforzata perché il premier potrebbe disciplinare la propria maggioranza non solo, come nella tradizione italiana, con la sola minaccia delle proprie dimissioni, ma anche con strumenti extra-istituzionali all'interno del proprio partito, come avviene nelle altre grandi democrazie occidentali.
Unamolteplicità di partiti ideologici era probabilmente necessaria all'Italia della prima fase della Repubblica, a causa delle ferite della Guerra mondiale e delle tensioni legate a una rapida modernizzazione. Ora quel tipo di sistema partitico — barocco e lontano dalle attuali preoccupazioni dei cittadini — è un lusso che l'Italia non si può permettere. C'è bisogno quindi di un tipo nuovo di partito, che sappia candidarsi a riunire al suo interno per intero una delle due coalizioni. L'approdo è ancora lontano, ma questa volta si è partiti con il piede giusto, e tutti gli elettori del centrosinistra dovrebbero tenerne conto.

lunedì 14 maggio 2007

Verso il PD anche in Regione

Le segreterie regionali dei Democratici di Sinistra e di
Democrazia è Libertà – La Margherita, insieme ai rispettivi capigruppo
regionali, si sono incontrate nella mattina di oggi al fine di concordare le
comuni decisioni politiche e gli atti conseguenti in vista dell’imminente
avvio della fase costituente del Partito Democratico, previsto per il
prossimo mese di ottobre.
Hanno per questo deciso di accelerare la costituzione del gruppo
unico in Consiglio regionale, attivando immediatamente fra i consiglieri
la costituzione di gruppi di discussione politica su alcuni dei temi
essenziali del dibattito regionale al fine di definire una posizione
comune che si proponga quale autorevole indirizzo politico del governo
piemontese.
Hanno nello stesso senso deciso di promuovere, sulla base di
analogo percorso, la costituzione dei gruppi unici nei diversi livelli di
governo locale, in relazione alle rispettive competenze istituzionali.
Hanno ancora deciso di promuovere immediatamente lo
svolgimento di incontri congiunti a tutti i livelli territoriali fra i propri
aderenti e dirigenti al fine di assicurare la continua discussione ed il più
ampio confronto ideale e programmatico. Ciò successivamente a
un’assemblea regionale tra i portavoce dei circoli de La Margherita e i
segretari di sezione DS.
Hanno confermato concordemente la necessità dell’apertura e
partecipazione al processo costituente fra tutti i soggetti, associati e
singoli, promotori ed interessati, promovendo ed accogliendo il comune
coordinamento di ogni iniziativa e la discussione congiunta delle forme
e dei contenuti qualificanti la fase costitutiva del Partito Democratico.
Hanno concordato sull’opportunità di realizzare un confronto
politico di maggioranza per aggiornare l’elenco delle priorità politiche
dell’Amministrazione regionale.