martedì 31 luglio 2007

RINNOVAMENTO, EQUITA’, RIFORME

Tra poche ore parto per le vacanze...prima però pubblico questo documento che ho sottoscritto e di cui leggerete domani sui giornali, nella speranza che sia un reale contributo alla discussione sul PD ancora troppo lontana dal merito dei problemi del nostro paese.



Contributo di idee per il Piemonte e per l’Italia

Il 14 ottobre si avvierà la costruzione del Partito Democratico. Il nuovo soggetto è una formidabile occasione di innovazione politica e di modernizzazione della società italiana che dovrà avere anche il compito di promuovere una nuova classe dirigente.
Il processo costituente avrà l’impegnativo compito di unire le forze del riformismo italiano di ispirazione socialista, cattolico-democratica, liberaldemocratica e ambientalista.
Ma secondo noi avrà anche un importante impegno: far incontrare, amalgamare e allargare classi dirigenti amministrative che in questi anni hanno collaborato ma che oggi devono essere, pur nelle utilissime differenze, un corpo unico al servizio del Paese.
Un partito con un'anima, questo è un primo tratto distintivo. Ovvero un partito con la testa, con il cuore ma anche con un'anima in grado di far parlare il sentimento di tanti uomini e donne nelle scelte dei prossimi anni; popolare perché lo pensiamo come un partito con tante persone, fatto di linguaggi semplici, in grado di portare tanta gente a fare politica.
Tra coloro che sottoscrivono questo documento ci sono persone che hanno creduto da subito e senza dubbi al progetto del Partito Democratico, altri che hanno segnalato alcuni limiti politici, altri ancora che hanno condotto una battaglia perché si scegliesse un’altra strada.
Oggi c’è un fatto nuovo. La candidatura di Veltroni che ha avuto il grande merito e coraggio di candidarsi al ruolo di Segretario Nazionale in un quadro che certo non si può definire semplice. Questa candidatura può rappresentare davvero l’innovazione che tutti si attendono dal nuovo partito. La parola sinistra non deve essere lasciata incustodita, deve essere riempita di cose nuove. Dobbiamo costruire un partito del lavoro e della cittadinanza. Il Partito Democratico può dare voce e offrire risposte di governo a quella vasta parte della società italiana che vuole affrontare le sfide della modernità e della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti del riformismo sociale: l’aspirazione all’equità, la libertà e la giustizia per le donne e per gli uomini. Di fronte ai temi della legalità e della sicurezza, della salute, dell’istruzione non ci può essere né povero né ricco. Senza riforme radicali si rischia di mettere a repentaglio quelle conquiste che si vorrebbero difendere, corrose da inefficienze, burocrazie, corporativismi.
Sbloccare l'Italia. L’Italia bloccata è quella della mancata mobilità sociale ormai interrotta da tempo, del mancato ricambio in politica di idee e di uomini, delle decisioni non prese e rimandate, delle opere necessarie ma non fatte, della finanza a scapito dell'impresa.
Chi ha una famiglia cerca di arrivare a fine mese, chi è ricercatore emigra all'estero, chi è dipendente è sottoposto a sacrifici enormi per permettere ad un figlio di accedere ad una istruzione superiore.
Non c’è settore dell’economia, delle professioni, dell’università, dei mestieri che non sia attraversato da corporativismi. Vanno sbloccati ingranaggi fermi da troppo tempo e garantire dinamismo nei percorsi di vita, di lavoro, di attività economica e sociale.
Abbattere i costi del “non fare”. Da troppo tempo si discute profondamente nel nostro Paese nel merito tecnico di opere e riforme rilevanti. La Tav, la riforma delle pensioni ma anche l'emergenza climatica sono temi rilevanti. Noi non possiamo più accettare logiche di breve periodo. Per questo occorre che prepotentemente nella discussione si cominci anche a parlare di quanto costa “non fare”. I costi del non fare sono enormi. Vi è invece la necessità di dare alla politica tempi decisionali certi e veloci.
Il PD tra lavoro e impresa. Ridare senso alla centralità e alla valorizzazione del lavoro è un obiettivo essenziale per un partito riformista come il Partito Democratico. Lo distingue chiaramente dai partiti di destra. Meno evidente è invece la differenza da una sinistra spesso così tradizionale da risultare conservatrice. Un Partito democratico non convinto della centralità del lavoro e poco capace di riformare le politiche del lavoro perderebbe un pezzo essenziale del suo riformismo.
Occorre vincere le resistenze alle riforme progettate, presenti anche al nostro interno, ed evidenti nella faticosa azione di governo e parlamentare. La retorica operaista mostra la corda di fronte ai problemi crescenti del precariato e di quel blocco sociale che individua i lavoratori della conoscenza. Questo non significa che assistiamo alla fine del lavoro come lo abbiamo finora conosciuto. Oggi c’è tuttavia la necessità di confrontarsi con gli effetti della globalizzazione sulle società più lente ad adattarsi a questa nuova realtà. Per realizzare questo obiettivo si punta perciò sulla società della conoscenza, dove i saperi e l’innovazione sono i motori del cambiamento anche delle attività lavorative. Il Partito Democratico dovrà porsi come interprete del rinnovato rapporto tra lavoro e impresa, dialogando con l’imprenditore senza timori di subalternità, coniugando lo sviluppo con la crescita delle pensioni, delle garanzie, dei salari.
L'impulso creativo è oggi libero di svilupparsi in forme finora sconosciute. Le società avanzate si basano sull'economia dell'informazione e della conoscenza nelle quali è la creatività a generare il vantaggio competitivo. Dove ci sono i creativi c'è ricchezza, occupazione, qualità della vita. Scienziati, musicisti, architetti, designer, esperti della comunicazione oggi vengono riuniti nella “nuova classe creativa”. Il PD, libero da ogni tipo di diffidenza verso queste nuove professioni, dovrà garantire che i creativi siano liberi di esprimersi senza conformazioni. Il creativo vive come oppressione tutto ciò che è appiattimento professionale .
Ridare ricchezza all'Italia. Vogliamo che il PD sia il partito che rappresenta chi oggi produce ricchezza per il nostro paese. Quando diciamo ciò non pensiamo di rappresentare solo alcune categorie sociali (imprenditori e dipendenti). Vogliamo piuttosto rappresentare quel sentimento che mette al centro la produttività e la produzione di ricchezza e valore materiale e culturale per il nostro Paese. Parliamo di migliaia di imprenditori, di commercianti, di professionisti, di artigiani, di dipendenti del settore privato, di dipendenti pubblici che si battono ogni giorno per un obiettivo generale: permettere al paese di rialzare la testa, di affermarsi, di riprendere competitività e valore nella considerazione internazionale.
Ritrovarsi tutti in un’Italia cambiata. Gli italiani del Nord si trovano davanti al problema della sclerosi dello Stato che incide sul dinamismo economico-sociale di queste aree. Gli italiani del Sud soffrono per la mancanza di diritti di cittadinanza e servizi essenziali. E’ tempo di ritrovare una nuova cultura dell’unità del paese. Tutto questo non può avvenire se le energie del nord si sentono poco rappresentate e fuori da una missione nazionale. Occorre una rappresentanza politica capace di aderire positivamente alle specificità del territorio, in modo soprattutto da valorizzarne le componenti dinamiche, quelle più in grado di contribuire allo sviluppo del nostro sistema nazionale: quelli che hanno retto la sfida della globalizzazione e quelli che, con la flessibilità del lavoro, hanno pagato il prezzo più alto alla competitività del sistema. Un partito che veda nell'eterogeneità e nella molteplicità dei sistemi locali di sviluppo presenti nel nostro Paese non come un limite, ma come un'opportunità, tale da offrire modalità differenziate di crescita economica. Di qui la necessità di una politica economica attenta nel promuovere le risorse locali, in grado di accompagnare la loro evoluzione e di offrire loro gli strumenti per rafforzarsi. La sensibilità per le occasioni di promozione economica del Nord costituisce pertanto un'importante leva per consolidarle e fare di esse elementi di vantaggio competitivo dell'Italia.
La nostra società deve muoversi. Oggi, in una società immobile, a pagare il prezzo più alto sono i giovani, che prima dei venticinque-trent'anni non entrano nel mondo del lavoro, e che non possono più contare su quella sequenza certa - studio, lavoro, pensione - garantita in passato. Esiste oggi in Italia una questione di equità intergenerazionale, la tutela delle condizioni degli anziani non deve risolversi in una causa di penalizzazione per i giovani. Di fatto, in un certo senso, il patto generazionale esiste già e opera all'interno delle famiglie, dove le pensioni e i risparmi degli anziani servono non di rado a sostenere i redditi dei più giovani. Occorre che a questa dimensione familiare e privata subentri oggi un patto generazionale esplicito, capace di dare certezze e garanzie alla "terza età" senza far apparire quest'azione di difesa sociale una minaccia per i diritti e le garanzie dei più giovani. L'Italia deve recuperare, a livello sociale, una responsabilità che già è attiva all'interno delle famiglie e che può essere motivo di coesione, invece che di lacerazione del tessuto sociale.
Il PD è il partito della responsabilità. Le decisioni politiche assunte attraverso le regole della nostra democrazia non possono essere continuamente rimesse in discussione in nome di supposti interessi locali. Assistiamo continuamente al blocco di riforme, opere e interventi importanti per l’interesse generale (liberalizzazioni, impianti eolici, rigassificatori) fermi per interessi particolari. Nell’ambito del complesso sistema di garanzie costituito dal nostro ordinamento e dalle normative di valutazione di impatto ambientale, l’interesse generale deve sempre poter prevalere sugli interessi particolari.
Il PD è il partito delle risposte ai cittadini. Legalità e sicurezza vanno rideclinate fuori dalla dicotomia destra/sinistra. La sicurezza è, insieme, un bisogno elementare e un diritto di cittadinanza. La legge, condivisa e rispettata, è il pilastro su cui si costruiscono azioni di sicurezza efficaci per i cittadini. Tutto questo non significa tradire i propri valori, o smarrire la propria identità di sinistra. Ma la solidarietà, giustamente tanto cara alla sinistra, è più forte se sta dentro un sistema di valori condivisi e di regole rispettate da tutti.
L’innovazione nei programmi deve essere sostenuta da una rinnovata organizzazione politica. La crisi dei partiti è giunta al suo punto terminale. Oggi imperversano lobbies, consorterie, cordate, o nella migliore delle ipotesi, oligarchie illuminate. Il PD deve reagire a tutto ciò e il suo stesso processo fondativo partecipato e trasparente è una buona premessa. Il PD deve essere un partito nuovo, costruito dalla consapevole adesione dei singoli sulla base del principio “una testa un voto”, ma deve anche essere un partito strutturato sul territorio e nel sociale.
Solo un ricco pluralismo può consentire che le diversità coesistano e si integrino, rafforzando la capacità di attrazione maggioritaria del partito. Il PD deve essere in grado di abbattere gli steccati fra culture per far nascere la classe dirigente di domani. Per questo, in vista delle elezioni primarie regionali, pensiamo di sostenere un segretario espressione di una delle grandi aree politico-culturali fondative dal PD, tra cui quella cattolica democratica.
Il PD non può essere una rete di meri comitati elettorali e di singole personalità. E’ necessario un partito forte per avere un leader forte, non è vero il contrario.
Il PD deve essere lo strumento per rappresentare coloro che fino a oggi non lo sono stati e per garantire a chiunque la possibilità di partecipare in prima persona mettendo a disposizione le proprie competenze. Solo così si potrà avere un effettivo cambio all’attuale classe dirigente, della quale riconosciamo leadership e qualità. Tuttavia vogliamo evitare il rischio che si perpetuino nomenclature, notabilati e nicchie di poteri economici. Per noi il Partito Democratico deve essere un costruttore di nuova classe dirigente e non un selezionatore di tecnocrati da mettere al servizio della cosa pubblica. Deve essere generatore di impegno e passione. Noi siamo per il primato civile della politica

lunedì 30 luglio 2007

Un milione di firme per un referendum europeo


In questi giorni in cui il dibattito politico sulla nascita del PD è caratterizzato, nel merito, dal federalismo e le sue interpretazioni (competitivo o solidale) il consiglio comunale di Torino ha approvato l' ordine del giorno - di cui sono primo firmatario - per sostenere la proposta dei federalisti europei di abbinare all’elezione europea del 2009 un referendum consultivo sulla Costituzione europea denominato “Un milione di firme per un referendum europeo”.
Il documento chiarisce la necessità di una Costituzione europea per far sì che le politiche dell’Unione europea siano unitarie e che la stessa si doti di un governo in grado di affrontare in modo efficace temi come la globalizzazione, l’ambiente, il terrorismo internazionale.



Il 21 aprile 2007 è ufficialmente partita la Campagna per un referendum consultivo sulla Costituzione europea. Lo scopo è raccogliere al meno un milione di firme a sostegno di una consultazione popolare da tenersi congiuntamente con la prossima elezione del Parlamento europeo nel 2009.

Il nostro gruppo Consiliare sostiene questa petizione per dare ai cittadini dell'Unione la possibilità, attraverso la Costituzione, di parlare con una voce sola e di dotarsi di un governo europeo democratico in grado di far fronte efficacemente alle sfide della globalizzazione, dello sviluppo sostenibile, del terrorismo internazionale e delle possibili crisi ambientali.

Crediamo sia possibile, attraverso processi democratici ed inclusivi, rilanciare la 'costituzionalizzazione' dell'Europa valorizzando la partecipazione dei cittadini. Sosteniamo questo referendum perché offre la possibilità alle donne e agli uomini in Europa di esprimere il proprio diritto di cittadinanza attraverso l’elezione di un parlamento europeo-assemblea costituente e favorendo in questo modo un vero dibattito politico sul futuro dell'Unione Europea.

La partecipazione al referendum nel proprio paese in concomitanza con i referendum negli altri stati membri, permetterebbe ai cittadini di diventare attori diretti nella scelta sul trattato costituzionale e sulle possibilità dell'unione politica in Europa.

domenica 29 luglio 2007

OGGETTO: UN MILIONE DI FIRME PER UN REFERENDUM EUROPEO

Il Consiglio Comunale,
Considerato
- che l’iter delle ratifiche nazionali per l’approvazione del Trattato che istituisce la Costituzione europea, approvato a Roma il 29 ottobre 2004 dai 25 Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, ha subito una battuta d’arresto dopo l’esito negativo dei referendum in Francia e in Olanda;
- che, successivamente la proposta di una Costituzione europea, la riproposizione di un altro trattato o mini-trattato, riesumando la prassi delle Conferenze intergovernative affidate a diplomatici, escluderebbe di fatto i cittadini europei dal dibattito sul futuro dell’Europa,
- che la maggioranza dei cittadini e degli Stati dell’Unione ha già ratificato il Trattato costituzionale;
- che L'Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (A.I.C.C.R.E.), la Regione Piemonte e la Provincia di Torino, hanno deciso di sostenere l'azione promossa dai federalisti europei, intitolata "un milione di firme per un referendum europeo", che si propone di suscitare un vasto movimento di opinione pubblica e di pressione mediante una Petizione che richiede un referendum consultivo europeo sulla Costituzione europea, da tenersi, contemporaneamente, in tutti i paesi d'Europa, nello stesso giorno dell'elezione del Parlamento europeo del 2009.
- che l’organizzazione di un referendum consultivo europeo non pregiudica la possibilità che i governi e i parlamenti nazionali decidano successivamente di ratificare o meno il Trattato costituzionale;
- che in Italia, sulla base di una legge di iniziativa popolare, in occasione delle elezioni europee del 1989, si è già tenuto un referendum di indirizzo per conferire un mandato costituente al Parlamento europeo, a cui hanno risposto positivamente l’88,1 % degli elettori;
Convinto

- che il processo di unificazione dell’Europa della pace e della solidarietà sia necessario e ineludibile;
e che
- una Costituzione è necessaria per dare all'Unione Europea la possibilità di parlare con una voce sola e di dotarsi di un governo europeo democratico in grado di far fronte efficacemente alle sfide della globalizzazione, dello sviluppo sostenibile, del terrorismo internazionale, della guerra e delle possibili crisi ambientali.

Certo
- del ruolo fondamentale che le autorità locali possono svolgere per far crescere nei cittadini una forte coscienza europea, anche attraverso una migliore comunicazione al cittadino dei principi di prossimità, sussidiarietà, interdipendenza e partecipazione elementi fondanti l’Unione Europea;
Esprime
il sostegno alla proposta di abbinare all’elezione europea del 2009 un referendum consultivo sul Trattato che istituisce una Costituzione europea, eventualmente migliorata secondo una procedura democratica proposta dal Consiglio europeo in accordo con il Parlamento europeo.

Enzo Lavolta

lunedì 23 luglio 2007

AUTONOMIA E FEDERALISMO PER IL NORD E PER L’ITALIA

Venerdi 13 Luglio a Milano il sindaco di Genova Marta Vincenzi , il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, ( assente Massimo Cacciari per improvvisi impegni) hanno definito e presentato la proposta di sostegno alla candidatura di Walter Veltroni alle primarie per la scelta del leader del partito democratico . Autonomia e federalismo per il Nord Italia è il titolo del manifesto programmatico che caratterizzerà i contenuti delle diverse liste regionali capeggiate dai promotori. Ecco il testo del documento

I.

Il Nord è il luogo del paese più esposto alle sfide della globalizzazione sia sul piano della competizione economica che dell’inclusione sociale. Il Nord dunque è il luogo prima di altri che pone alla politica le domande che rappresentano per essa la sfida del futuro. È anche il luogo che impone la necessità di misurarsi con la grande sfida dell’integrazione europea.Il Nord non è una società che va in una direzione sbagliata con cui bisogna misurarsi solo perché non se ne può fare a meno. Bensì è una società che cammina nel verso giusto quello della modernità e dell’apertura, e che presenta insieme le potenzialità e le contraddizioni indotte da queste sfide che devono essere governate per far crescere l’intero paese.Il Centro Sinistra come si è visto nelle recenti elezioni, stenta a dare risposte politiche, perché, complessivamente parlando, i partiti che lo raffigurano trasmettono un messaggio che riflette più il percorso fatto che quello da fare, più il passato che il futuro.

II.

Il PD può essere la risposta a questo bisogno di cambiamento della politica. Esso deve dar vita a una politica nuova, che sostenga anziché frenare il dinamismo della società. Una politica improntata a requisiti in primo luogo di efficienza e di efficacia, vale a dire produrre i risultati attesi con l’impiego ottimale delle risorse disponibili nei tempi previsti, sottolineando che in una società sottoposta alla sfida globale il tempo non è una variabile indipendente bensì, spesso decisiva. Ed, in secondo luogo, a trasparenza e responsabilità, cioè alla capacità di rendere conto di fronte alla propria comunità degli atti e delle decisioni assunte. Da qui nasce l’esigenza di uno Stato federale, e di un sistema fiscale federale. Non per spezzettare, frantumare e dividere il paese ma per avvicinare la decisione politica al luogo in cui si manifestano i bisogni; quindi per semplificare, sburocratizzare, far costare meno il processo decisionale. Questa è la nuova politica che serve al Nord perché serve all’Italia. Una suggestiva e concreta politica riformista basata su liberalizzazioni, promozione della concorrenza, risanamento finanziario, stato leggero e regolatore, senza dimenticare di tutelare i diritti del cittadino. Una politica riformista tesa ad un modello sociale efficiente ed inclusivo, alla valorizzazione delle persone, ad iniziare dai giovani e dalle donne, che non condanni loro alla precarietà, potenziando la formazione, promuovendo il merito, ridisegnando il welfare, promuovendo diritti e riaffermando i doveri. Una politica attenta a come è cambiato tessuto economico e produttivo del Nord e a come è cambiato il mondo del lavoro. Una politica di difesa della sostenibilità ambientale, e della piena valorizzazione delle risorse naturali, che sappia dire “SI’” ad un nuovo patto fra scienza, tecnologia ed ambiente. Sapendo che lo sviluppo economico oggi non può fare a meno della difesa dell’ambiente. Una politica che investa sulla risorsa immigrazione, favorendo l’integrazione in un quadro di pieno rispetto della legalità, base per una convivenza civile che garantisca la sicurezza di tutti i cittadini.

III.

Il Partito Democratico sarà una scommessa vincente solo se saprà essere il volto credibile di questa nuova politica, se saprà immaginare una “forma partito” innovativa, capace di usare i nuovi strumenti della comunicazione, se riuscirà a promuovere una nuova politica giovane e dinamica. Al PD serve una forte e sincera impostazione federale su base regionale e una grande autonomia decisionale in tutte le sue articolazioni. Solo in questo modo il Partito Democratico potrà dare piena rappresentanza alle esigenze e alle istanze che le diverse aree del Paese vogliono vedere riconosciute. Per questo il Partito Democratico dovrà essere un partito autonomo nella forma organizzativa e quindi nello Statuto e nei finanziamenti. Nella definizione delle alleanze politiche dovrà valere lo stesso principio di autonomia, che consenta di operare scelte corrispondenti alle esigenze politiche locali. Nella formulazione delle politiche pubbliche, che significa individuazione delle soluzioni più rispondenti ai bisogni e agli interessi dei territori. Nella scelta locale dei candidati e delle rappresentanze.IV. Su questa base riteniamo necessario sostenere in modo coordinato in ogni regione del Nord liste, su base regionale, che appoggino Walter Veltroni per la Segreteria del PD e che portino nell’Assemblea Costituente le forze, le intelligenze, le esperienze delle nostre città, province e regioni.

lunedì 16 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp




Le Commissioni consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino competenti in materia di lavoro e attività produttive si sono riunite congiuntamente il 13 luglio a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, per affrontare le problematiche relative allo stabilimento torinese Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di C.so Regina Margherita, anche in in vista dell’incontro che si svolgerà a Roma il 23 luglio presso il Ministero del Lavoro.
La riunione è stata presieduta dai vertici delle tre Commissioni: Juri Bossuto (presidente Commissione della Regione), Marco Novello (presidente Commissione della Provincia) e Enzo Lavolta (vicepresidente commissione Lavoro per il Comune).


Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche i rappresentanti dei lavoratori, le organizzazioni sindacali e l’assessore al Lavoro della Città di Torino, Tom De Alessandri. Il braccio italiano del gruppo tedesco, che comprende il sito torinese di corso Regina Margherita (ex Ferriere e Teksid) e il complesso di Terni, dà oggi lavoro a oltre 3.000 persone e gode di buona salute: le vendite sono passate dai 2,89 miliardi di euro di fatturato del 2004-‘05 a 2,505 milioni del 2005-‘06.


La decisione di chiudere lo stabilimento di Torino entro 15 mesi è spiegata dall’azienda con la necessità di centralizzare le produzioni per ridurre i costi: per questo l'azienda vorrebbe trasferire 265 dipendenti a Terni, 50 nelle sedi di Milano, mentre altri 70 andrebbero in mobilità e prepensionamento. Una decisione che rischia di lasciare 400 persone senza lavoro.



Dopo un approfondito dibattito i presidenti delle Commissioni hanno ribadito:
“la solidarietà e la condivisione delle preoccupazioni dei lavoratori e delle proposte da loro formulate per affrontare il problema, anche in considerazione del fatto che le scelte dell’azienda avranno ricadute negative su altre realtà di produzione e di servizi; - preso atto che negli anni, anche di recente, numerosi sono stati gli incontri tra Istituzioni locali e Direzione aziendale, in particolare con il Comune di Torino, nel corso dei quali non è mai stata posta la questione della cessazione delle attività e che tale decisione viene oggi presa da THYSSEN KRUPP improvvisamente, in contraddizione a quanto sempre affermato ed in modo assolutamente unilaterale; - valutato positivamente l’operato e le proposte formulate dal Governo e dai rappresentanti delle Enti locali al tavolo della trattativa tra azienda, organizzazioni sindacali e istituzioni che si è tenuto a Roma il 9 luglio; - ritenuto che uno dei presupposti fondamentali per proseguire la trattativa sia l’indisponibilità a variare la destinazione d’uso dell’area; - chiesto a THYSSEN KRUPP di rivedere la decisione presa rispetto alla cessazione dell’attività dello stabilimento di Torino e, insieme agli organi politici esecutivi delle Istituzioni locali, di predisporre un piano industriale relativo al sito, all’interno del quale sia previsto un impegno diretto o indiretto di THYSSEN KRUPP finalizzato ad offrire a tutti i suoi dipendenti un’opportunità lavorativa sul territorio”.

venerdì 13 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp


13 luglio 2007

Impegni per lo stabilimento torinese Thyssenkrupp

Le Commissioni consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino competenti in materia di lavoro e attività produttive si sono riunite congiuntamente il 13 luglio a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, per affrontare le problematiche relative allo stabilimento torinese Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di C.so Regina Margherita, anche in in vista dell’incontro che si svolgerà a Roma il 23 luglio presso il Ministero del Lavoro.
La riunione è stata presieduta dai vertici delle tre Commissioni: Juri Bossuto (presidente Commissione della Regione), Marco Novello (presidente Commissione della Provincia) e Enzo Lavolta (vicepresidente per il Comune).
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche i rappresentanti dei lavoratori, le organizzazioni sindacali e l’assessore al Lavoro della Città di Torino, Tom De Alessandri.
Il braccio italiano del gruppo tedesco, che comprende il sito torinese di corso Regina Margherita (ex Ferriere e Teksid) e il complesso di Terni, dà oggi lavoro a oltre 3.000 persone e gode di buona salute: le vendite sono passate dai 2,89 miliardi di euro di fatturato del 2004-‘05 a 2,505 milioni del 2005-‘06.
La decisione di chiudere lo stabilimento di Torino entro 15 mesi è spiegata dall’azienda con la necessità di centralizzare le produzioni per ridurre i costi: per questo l'azienda vorrebbe trasferire 265 dipendenti a Terni, 50 nelle sedi di Milano, mentre altri 70 andrebbero in mobilità e prepensionamento. Una decisione che rischia di lasciare 400 persone senza lavoro.
Dopo un approfondito dibattito i presidenti delle Commissioni hanno ribadito:
“la solidarietà e la condivisione delle preoccupazioni dei lavoratori e delle proposte da loro formulate per affrontare il problema, anche in considerazione del fatto che le scelte dell’azienda avranno ricadute negative su altre realtà di produzione e di servizi;
- preso atto che negli anni, anche di recente, numerosi sono stati gli incontri tra Istituzioni locali e Direzione aziendale, in particolare con il Comune di Torino, nel corso dei quali non è mai stata posta la questione della cessazione delle attività e che tale decisione viene oggi presa da THYSSEN KRUPP improvvisamente, in contraddizione a quanto sempre affermato ed in modo assolutamente unilaterale;
- valutato positivamente l’operato e le proposte formulate dal Governo e dai rappresentanti delle Enti locali al tavolo della trattativa tra azienda, organizzazioni sindacali e istituzioni che si è tenuto a Roma il 9 luglio;
- ritenuto che uno dei presupposti fondamentali per proseguire la trattativa sia l’indisponibilità a variare la destinazione d’uso dell’area;
- chiesto a THYSSEN KRUPP di rivedere la decisione presa rispetto alla cessazione dell’attività dello stabilimento di Torino e, insieme agli organi politici esecutivi delle Istituzioni locali, di predisporre un piano industriale relativo al sito, all’interno del quale sia previsto un impegno diretto o indiretto di THYSSEN KRUPP finalizzato ad offrire a tutti i suoi dipendenti un’opportunità lavorativa sul territorio”.

giovedì 12 luglio 2007

Elezione diretta e alternanza di genere

Sì all’elezione diretta dei segretari regionali e all’alternanza di genere anche tra i capilista. Si è concluso a piazza Santi Apostoli il vertice dei 45. Il Comitato ha approvato la proposta di collegare le liste per i delegati all’Assemblea Costituente al candidato alla segreteria nazionale. Accordo raggiunto anche sulle quote di partecipazione che è stata stabilita di 5 euro. Gli under 25 potranno votare versando un contributo di due euro.

Ecco il testo approvato.


1. È indetta per il 14 ottobre 2007 l’elezione dei componenti della Assemblea costituente nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del partito democratico. È inoltre indetta, per quella stessa data, l’elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei segretari regionali del partito. Nella Regione Trentino Alto Adige si eleggono i componenti delle assemblee provinciali di Trento e Bolzano e i relativi segretari provinciali; le due assemblee provinciali costituiscono insieme l’Assemblea regionale che elegge il proprio coordinatore, eventualmente anche prevedendo la turnazione in tale incarico fra i due segretari provinciali. 2. Con successivo Regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007. 3. Possono partecipare in qualità di elettori e di candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto sedici anni nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell’Unione europea residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Partito Democratico e devolvano un contributo minimo di € 5,00, ridotto a 2 € per le elettrici e gli elettori che non ancora compiuto venticinque anni.4. Qualora sia stata eletta una maggioranza assoluta di componenti l’Assemblea a sostegno di un candidato Segretario, il Presidente dell’Assemblea costituente nazionale lo proclama eletto all’apertura della prima seduta dell’Assemblea stessa; in caso contrario il Presidente indice in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l’Assemblea e proclama eletto Segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validamente espressi La stessa regola si applica per i segretari regionali.5. L’Assemblea Nazionale, convocata da Romano Prodi che ne assume la Presidenza, si riunisce per la prima seduta il 27 ottobre 2007. Essa approva il Manifesto e lo Statuto nazionale del Partito, ed assolve ad ogni altra funzione attribuitale dalle norme transitorie e finali dello Statuto. La prima seduta delle Assemblee costituenti regionali è convocata da Romano Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni. L’Assemblea come primo adempimento procede all’elezione del proprio presidente tra i propri componenti a scrutinio segreto; nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito nella prima votazione la maggioranza dei componenti si procede a una seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati più votati. Nel rispetto dei principi stabiliti dallo Statuto nazionale, tali Assemblee approvano il rispettivo Statuto regionale, ed assolvono ad ogni altra funzione attribuita loro dalle norme transitorie e finali degli Statuti nazionale e regionale. 6. Per l’assegnazione dei seggi ai fini dell’elezione della Assemblea Nazionale, si fa riferimento ai collegi e alle circoscrizioni di cui alla legge 4 agosto 1993, n. 277 (legge Mattarella Camera). Milleduecento seggi vengono distribuiti tra le circoscrizioni in proporzione al numero di residenti e milleduecento seggi in proporzione al numero dei voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati, in entrambi i casi sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. I seggi così assegnati a ciascuna circoscrizione vengono ripartiti tra i collegi in proporzione ai voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. Ogni collegio elegge almeno 3 delegati. Un ulteriore seggio è assegnato ai collegi in cui abbia partecipato al voto un numero di persone pari a più del 20 per cento dei voti ottenuti dall’Ulivo nelle elezioni per la Camera dei deputati del 2006. Gli italiani residenti all’estero eleggono 60 rappresentanti 7. Le liste per l'elezione dell’Assemblea Nazionale sono plurinominali con alternanza di genere. Occorrono tra 100 e 150 firme per presentare una lista di collegio. Nessuno può candidarsi in più di un collegio. La lista indica può indicare] un candidato Segretario nazionale. Ci si può collegare nella circoscrizione con una dichiarazione di intenti. Devono essere presentate, a pena di nullità, tra il 21 e il 22 settembre. Con un sistema analogo a quello vigente per la Camera fino al 1992, si assegnano prima i seggi pieni nei collegi con la proporzionale (quoziente corretto a + 2), poi i seggi non assegnati e i voti non utilizzati (resti) confluiscono a livello circoscrizionale. Le liste che a quel livello hanno ottenuto più del 5% dei voti si suddividono i seggi residui col medesimo metodo; i seggi in questo modo assegnati a ciascun gruppo di liste vengono attribuiti alle liste di collegio con i resti più grandi. Le liste che si collegano a livello circoscrizionale devono avere metà capilista uomini e metà capilista donne. 8. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Nazionale sono presentate entro il 30 luglio 2007 unitamente a una dichiarazione di intenti e a un numero di firme compreso tra duemila e tremila, di cui almeno cento in cinque diverse regioni. Le dichiarazioni di candidatura sono accettate se corredate, entro i termini previsti per la presentazione delle liste, da dichiarazioni di liste presentate in almeno 25 diversi collegi, in non meno di 5 differenti regioni. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Regionale sono presentate entro il 12 settembre 2007 unitamente a una dichiarazione d’intenti e a un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le Regioni fino a un milione di abitanti e tra 1000 e 1500 per le Regioni con popolazione superiore a un milione di abitanti9. Per essere ammessi al voto, che si svolge in unica giornata dalle ore 7 alle ore 20, occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini, la propria tessera elettorale. Saranno determinate con successivo regolamento le modalità di voto per i non ancora maggiorenni e i non cittadini e per gli studenti universitari fuorisede nella loro sede universitaria.10. Le schede contengono una colonna per ciascuna lista, all’interno della quale sono presenti, nell’ordine, dall’alto in basso, i nominativi dei candidati di collegio, preceduti dal candidato alla carica di Segretario nazionale sostenuto dalla lista. Gli elettori possono esprimere un unico voto in un’unica colonna di ciascuna scheda. Il voto si considera valido in qualsiasi punto della colonna sia stato apposto un segno. Sono considerate non valide le schede che presentino segni di votazione che ricadono all’interno di due o più colonne. Lo scrutinio inizia subito dopo il voto dell’ultimo elettore presente nel seggio al momento della chiusura..

lunedì 9 luglio 2007

SE CI SARANNO I NUMERI.........

Oggi il Consiglio comunale di Torino si riunisce per l’approvazione del rendiconto del Comune per l’esercizio 2006.
E’ il momento conclusivo per valutare i risultati conseguiti lo scorso anno, in relazione agli obiettivi prefissati, alle opere e ai programmi realizzati e ai costi sostenuti.
Precederà la discussione in aula la relazione illustrativa dell’assessore al Bilancio.