venerdì 28 settembre 2007

La rivoluzione pacifica

La storia di Gandhi sembra ripetersi in questi giorni in Birmania e ci sono vittime tra i sostenitori pacifici della rivoluzione silenziosa contro i militari che lì detengono il potere.
















Esprimo la mia più dura condanna per le violenze del regime militare birmano nei confronti dei monaci.

La comunità internazionale non può accettare quanto sta avvenendo.

Il regime deve sospendere immediatamente ogni repressione, liberare Aung San Suu Kyi e tutti i prigionieri politici e indire elezioni libere e democratiche.

Le Nazioni Unite e l’Unione Europea devono inasprire le sanzioni commerciali, diplomatiche e politiche e intervenire a sostegno dell’opposizione democratica che da anni porta avanti una straordinaria lotta non violenta.

Il Partito Democratico è a fianco dei monaci, degli studenti e di tutti i democratici birmani.

Il Governo italiano e l’Unione europea devono schierarsi con il popolo birmano senza le cautele dettate dall’interscambio economico con la dittatura.

In politica estera va perseguita ovunque la strategia del ‘cambio di regime’, senza nessuna indulgenza verso satrapi e caudilli vari, perché solo la democrazia è garanzia di pace e sviluppo



Myanmar: appello per cessare la repressione:

La sera del 25 settembre circa 300 persone sono state arrestate durante le proteste contro la giunta militare del Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), nell’ex capitale Yangon, nella seconda città più grande, Mandalay, così come a Meiktila, a Pakokku e a Mogok. Amnesty International ha appreso che diverse persone sono entrate in clandestinità per evitare l’arresto.Alcuni arresti erano già avvenuti la sera del 24 settembre, ma la maggior parte ha avuto luogo nelle successive 36 ore, con l’intensificarsi del giro di vite da parte delle forze di sicurezza. Tra le persone arrestate vi sono tra i 50 e i 100 monaci di Yangon, il parlamentare Paik Ko e almeno un altro esponente del principale partito d’opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) guidata da Aung San Suu Kyi, diversi altri membri dell’Nld e altre figure pubbliche, tra cui il famoso attore e prigioniero di coscienza Zargana (conosciuto anche come Ko Thura). Amnesty International crede che questi e altri detenuti si trovino a rischio di tortura o altri maltrattamenti.Fonti governative hanno confermato ai giornalisti che almeno tre monaci sono stati uccisi a Yangon: uno da un colpo d’arma da fuoco e gli altri due a seguito di un pestaggio. Fonti non ufficiali hanno fatto sapere ad Amnesty International che oltre 50 monaci sono rimasti feriti.Nonostante l’alta tensione, migliaia di persone continuano a manifestare nelle strade contro il governo, guidate dai monaci, i quali hanno però voluto proteggere la popolazione chiedendo di non prendere parte alle dimostrazioni.Sembra che le forze di sicurezza abbiano percosso i manifestanti con manganelli, utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla che sfidava il recente divieto di raduno di più di 5 persone e sparato colpi di avvertimento in aria.Le proteste pacifiche hanno avuto inizio ad agosto, in risposta al brusco aumento del prezzo dei carburanti. I monaci buddisti, che hanno preso la guida delle proteste dopo che alcuni di loro erano stati feriti nella città di Pakokku, chiedono la riduzione del prezzo dei generi di prima necessità, il rilascio dei prigionieri politici e un processo di riconciliazione nazionale per risolvere le profonde divisioni politiche interne.La mattina del 25 settembre, le autorità hanno iniziato il giro di vite sui manifestanti, introducendo un coprifuoco di 60 giorni dalle 21 della sera alle 5 del mattino e avvisando la popolazione che sarebbero stati adottati provvedimenti di legge contro i dimostranti.Le violazioni dei diritti umani a Myanmar sono diffuse e sistematiche. Tra queste vi è l’utilizzo di bambini soldato e il ricorso ai lavori forzati. Inoltre, sono in vigore leggi che criminalizzano l’espressione pacifica del dissenso politico.Alla fine del 2006, la maggior parte degli esponenti di primo piano dell’opposizione era agli arresti o sottoposta a forme di detenzione amministrativa e 1160 prigionieri politici erano detenuti in condizioni via via più dure. Gli arresti avvengono spesso senza mandato e i detenuti sono costretti a trascorrere lunghi periodi d’isolamento; la tortura è praticata regolarmente nel corso degli interrogatori; i processi nei confronti degli oppositori politici seguono procedure non in linea col diritto internazionale e agli imputati viene frequentemente negato il diritto a scegliere un avvocato, se non addirittura ad averne uno. La pubblica accusa fa ricorso a confessioni estorte con la tortura.Per approfondimenti sulla situazione dei prigionieri politici in Myanmar: “Myanmar’s Political Prisoners: A Growing Legacy of Injustice”

http://web.amnesty.org/library/Index/ENGASA160192005

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da La Stampa 28/9/2007 (9:22)


Oscurato il principale canale di informazione, proteste su Internet



YANGON

Il principale collegamento a Internet di Myanmar (ex Birmania) ha smesso oggi di funzionare. Lo ha detto un responsabile locale delle telecomunicazioni secondo il quale l’interruzione è stata causata da «un danno ad un cavo sottomarino». Dopo due giorni di repressione da parte dei militari delle manifestazioni di protesta, viene così a mancare il principale canale di diffusione di informazioni e foto da parte della dissidenza birmana su quanto sta accadendo nel paese.

lunedì 10 settembre 2007

il ricordo è passività, la Memoria è lo sforzo di raccontare al presente, con fatica spesso dolorosa, il passato
















Cari amici,

sono rientrato da poche ore a Torino e conservo negli occhi le immagini di questi ultimi giorni trascorsi in giro per l' Europa tra i campi di concentramento di Bergen Belsen, Natzweiler e la casa di Anne Frank.
Sono ancora forti le molte emozioni vissute e condivise con alcuni di voi che state leggendo questo blog : rabbia, indignazione, stupore, paura...molta paura.
E' forte la paura che possa riaccadere, è forte la paura che un uomo possa violentare la dignità di un altro uomo così come è avvenuto nei luoghi della vergogna che abbiamo visitato.Ma è grande anche il ricordo del sorriso sereno di Sergio accompagnato dai suoi occhi tristi , gli occhi di chi ha vissuto la guerra.


Grazie ai tanti protagonisti di questo viaggio. Grazie ai racconti di una straordinaria narratrice qual'è Lucia, grazie all'emozione di Primarosa, grazie all'ANED; grazie a quanti, tanti credono con forza nella Memoria come lo sforzo di raccontare al presente, con fatica spesso dolorosa, il passato.


Enzo Lavolta
Nei prossimi giorni pubblicherò le foto in questo blog, se ne avete di belle che volete condividere inviatemele a questo indirizzo: enzo.lavolta@fastwebnet.it ;


Sarà Anne Frank, con la sua sorprendente maturità, autrice di scritti d’inestimabile valore, a guidare le nuove generazioni all’incontro con la memoria del più sconcertante dramma dell’umanità: la Shoah. Saranno le pagine del suo Diario e dei suoi Racconti – divenuti alcuni tra i simboli più rappresentativi non solo dell’Olocausto ma dell’intera Storia – a raccontare le barbariche atrocità commesse contro gli individui più deboli; a narrare della sconcertante naturalezza – mista a indifferenza – con cui l’idiozia nazista ha macchiato per sempre la dignità di uomini e donne, violentando il diritto alla libertà. Una traccia indelebile, dunque, destinata, grazie a grandi eroi come Anne, a divenire una lezione di vita, attraverso un pensiero complesso e profondo, carico di forza e purezza e impregnato nella coscienza collettiva. Celebrare Anne Frank diffondendo il suo emblematico messaggio senza tempo significa infatti leggere e interpretare il significato dell’oppressione, della discriminazione, della repressione e dello sterminio di oltre sei milioni tra ebrei, zingari, omosessuali e oppositori politici. Persone stipate come larve nei ghetti e nei lager, private d’ossigeno e emozioni. Talvolta cavie da laboratorio, talvolta pedine di un lento, sporco gioco al massacro.
La Storia raccontata da Anne Frank è la Storia scritta di tutte le vittime; le sue parole, che non possono che appartenere al patrimonio dell’umanità, vogliono spingere le giovani generazioni alla metamorfosi auspicata nei suoi scritti:





“Tutti possiamo cominciare fin da questo istante a cercare di cambiare il mondo e ognuno di noi, grande o piccolo, può dare il suo contributo a diffondere un po’ di giustizia.” [Dare – Racconti dell’Alloggio Segreto]