giovedì 31 maggio 2007

Tra uno speaker e un leader

da Europa, 31 maggio 2007

Alle sette di ieri sera, quando mancavano solo un paio d'ore alla riunione del comitato dei 45, quarantamila persone avevano votato per il sondaggio di Repubblica.it. Domanda: chi volete leader del Partito democratico? Risposta: Veltroni al 46 per cento, con due dietro a lui al 10 per cento, cioè Finocchiaro e Bersani. Gli altri, in fondo.Il sondaggio sul web è la cosa meno scientifica possibile, ma quello di Repubblica pesca in un campione particolare.E induce a due considerazioni.La prima: parte una forte campagna stampa in grado di condizionare le scelte del Pd. La seconda: c'è effettivamente nel popolo ulivista una domanda forte per la scelta adesso di un leader vero, paladino della controffensiva contro la destra.I web-lettori di Ezio Mauro possono essere delusi per molti e validi motivi che elenchiamo sommariamente: Prodi non vuole alla guida del Pd una alternativa a se stesso; i vertici Ds non vogliono pregiudicare la scelta del candidato del 2011 in favore di Veltroni; le due cose, sommate al timore di mettere il governo di Roma a repentaglio, inducono il sindaco a tenersi fuori da questa contesa.Da qui (anche se fra il Prodi un po' autoritario che fa sapere «o fate come dico io o me ne vado» e i vertici Dl e Ds c'è stata ieri tensione fortissima) prendeva ieri sera forza la soluzione intermedia: dare al Pd dopo una consultazione democratica uno speaker che non faccia ombra al premier e "tenga il posto" per chi scenderà in pista per la battaglia vera.Per gli equilibri fra leader, governo e partiti sarebbe la soluzione più facile e meno rischiosa. Rimarrebbe però fortissimo il dubbio: sarebbe anche la soluzione in grado di ridare forza e centralità al Pd (oseremmo dire: di salvare il progetto)? Di rispondere alle aspettative ora un po' angosciate della sua gente? E, soprattutto, di consentire al Pd di giocare d'anticipo su qualsiasi eventuale collasso degli equilibri politici generali, senza costringerlo a rincorrere affannosamente gli eventi come gli capita da mesi? Sono domande retoriche.

venerdì 25 maggio 2007

Preparare il futuro

Leggendo l'articolo "Una brutta idea quel patto generazionale" del Direttore della Comunicazione Pininfarina - Lorenza Pininfarina - su Repubblica di ieri

da sottoscrittore del patto mi viene da dire che:

Il “patto generazionale” fa storcere il naso a molti, non ultimi a tanti di quei “giovani” che si promette di promuovere. Una contraddizione? No, se mai una conferma. La necessità di mettere nero su bianco un impegno come questo, non fa che confermare l’anomalia del sistema di poteri italiano. Stravolgere un sistema di valori ormai radicato, una serie di prassi consolidate, non è facile. Il patto generazionale sancisce un problema, lo riconosce e lo illustra, prima ancora di tentare una soluzione. A firmare il patto sono infatti i 40enni di oggi che promettono di lasciare redini e cavalli quando di anni ne avranno sessanta.
Lodevole, ma a cosa serve? Innanzitutto a riconoscere un problema. La classe dirigente si rinnova con eccessiva lentezza e tende a radicarsi e a riprodursi uguale e se stessa, ma con assetti diversi (stessi nomi su poltrone e poltroncine diverse). E poi a tentare una soluzione col pragmatismo all’italiana: imponiamoci una scadenza, una dead line, perché sappiamo che solo cosi terremo fede agli impegni: con gli ultimatum, al limite autoimposti.
È una chiave di lettura che hai i suoi pregi ed i suoi difetti. Fra i difetti di un simile modo di fare c’è il rischio di massificare. L’età anagrafica non dovrebbe essere necessariamente dirimente. Si obietterà infatti che deve essere la meritocrazia a segnare il tempo dei rinnovi generazionali. Niente di più auspicabile.
Ma il “potere del merito” cosi come ogni altro potere veramente democratico ha bisogno di un humus fertile per crescere e radicarsi. In Italia questo humus è una strisciolina cosi sottile da impedire anche alla radice più robusta e forte di allignare. Il campo della meritocrazia è infestato dalle erbacce del clientelismo, del partitismo, del nepotismo. Soffocato da afidi e rampicanti che portano il nome di “somma di cariche”, “compatibilità”, “conflitto d’interessi nullo”.
Il recente regolamento della Consob che sancisce uno stop al collezionismo di cariche, riconosce un problema e ne propone una soluzione. Forse era necessaria un’iniziativa regolamentare di un organo di vigilanza per accorgersi che fare l’amministratore o il sindaco di più enti, fondazioni, patti di sindacato anche in contrapposizione e conflitto fra loro, era indice di un ethos amministrativo quanto meno “discutibile”? Certamente no. Eppure è stato necessario arrivare a formulare un regolamento per arginare certi comportamenti. Alcuni fenomeni non si producono spontaneamente.
Per questo è necessario riconoscere che il problema non è firmare o no un patto con le generazioni future, semmai che tale patto si sia reso necessario. E i sessantenni validi saranno allora tutti condannati ad una precoce rottamazione? Un dubbio come questo non dovrebbe nemmeno sfiorare chi – con un pizzico di cinismo – sa che fra le virtù(?) italiane non si annovera l’onestà spinta fino all’autolesionismo. Preparare il futuro è l’imperativo morale dei prossimi anni. Anche a costo di sembrare eccessivamente severi con noi stessi.

Enzo Lavolta

In agenda


mercoledì 23 maggio 2007

Il Tempo e la qualità della vita


Tra aprile 2002 e marzo 2003, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha effettuato una complessa ricerca sull’USO DEL TEMPO DA PARTE DELLE FAMIGLIE ITALIANE. Il Comune di Torino, grazie ad un accordo con l’ISTAT e al contributo della Regione Piemonte e della Provincia, ha chiesto di allargare il campione di famiglie previsto per la Città di Torino e per i 14 Comuni della cintura con essa confinanti, al fine di ottenere dati significativi anche a livello locale.

Grazie a ciò, oggi Torino è l’unica città italiana a disporre di dati sull’uso del tempo dei suoi cittadini e quindi a poterli utilizzare, sia per meglio comprendere il modo in cui questi organizzano la propria vita quotidiana, sia per individuare strozzature, punti di tensione o di mancato coordinamento.

È notevole l’interesse che l’indagine può quindi rivestire al fine di definire le politiche pubbliche più adeguate e più rispondenti ai bisogni dei cittadini. Tanto più importante in questa fase nella quale la ristrettezza delle risorse a disposizione dei Comuni, delle Province e delle stesse Regioni obbligherà i decisori politici a difficili selezioni qualitative e quantitative della loro destinazione.

Oggi è stato presentato, presso il Circolo dei Lettori, il libro "ANDARE A TEMPO: IL CASO TORINO. " nel quale sono riportatit i dati della ricerca sui tempi della Città.

Vi segnalo due interessanti interventi del convegno che ha presentato la prima parte di questi dati :

COME VIVE LA CITTÀ. RIFLESSIONI SU UNA RICERCA A TORINO E CINTURA
a cura di Maria Carmen BELLONI - Dipartimento di Scienze Sociali - Università degli Studi di Torino

FLESSIBILITÀ, TEMPI DI VITA E ORARI DI LAVORO
a cura di Luciano PERO - MIP Politecnico Milano

lunedì 21 maggio 2007

Rai : Qualcosa si muove

Non vi nascondo che sono state numerose le occasioni, in questo primo anno di consiliatura, in cui ,dopo ore di commissione consiliare con audizioni interminabili di lavoratori di aziende in crisi , venivo sopraffatto da un incredibile senso d'impotenza; anche se non rappresenta la risoluzione alla crisi della RAI di Torino, questo articolo da' un senso alle frasi (apparentemente rituali) come: "è necessario un impegno corale delle istituzioni a tutti i livelli"...parole con cui molte - se non tutte- le commissioni consiliari si sono chiuse.......qualcosa si muove!

giovedì 17 maggio 2007

Audizione in Commissione Lavoro


Produttività e creatività non riconosciute

Mentre a livello nazionale si cerca di trovare una soluzione manageriale alla crisi dell'azienda (vedi sotto) quest'oggi in Commissione Lavoro, abbiamo audito le organizzazioni sindacali ed Rsu Rai via Verdi, via Cernaia, rappresentanze dell’orchestra sinfonica nazionale, Cdr in merito al futuro dei centri di produzione RAI di Torino.
Questi, oltre a lamentare l'impossibilità di incontrare i vertici dell'Azienda ( non esiste, infatti, un tavolo di trattative anche perchè gli interlocutori da anni ormai cambiano troppo repentinamente) hanno denunciato l'ennesima manovra per disimpegnare attività e risorse dal territorio torinese.

«Il centro di produzione Rai da anni è mortificato, sottovalutato, privato del personale e dei mezzi che servono a produrre stabilmente programmi di qualità. Soltanto negli ultimi cinque anni sono stati chiusi programmi importanti (RaiSat, Cuori rubati, Timbuctu) diminuendo gradualmente il peso e l’importanza del centro di produzione torinese all’interno della programmazione nazionale della Rai. La situazione è ancora più grave per la radio. Il centro ricerche, polo di eccellenza tecnologica, da anni è escluso dalle scelte strategiche per lo sviluppo della televisione del futuro.

Tutto questo lentamente come uno stillicidio ha portato, nonostante gli abbonati in Piemonte siano al secondo posto in Italia (contribuiscono al bilancio RAI per circa 124.000.000 di euro),al ridimensionamento del centro direzionale di via Cernaia, cuore amministrativo e finanziario di tutta la Rai, che verrebbe ridimensionato e trasferito a Roma.

La situazione si è aggravata con l’incentivazione e il pensionamento di novanta figure professionali che hanno dato luogo a soli quarantuno nuovi ingressi. Un’emorragia di organico parzialmente attenuata dall’utilizzo di lavoratori precari, che mette in discussione le capacità produttive degli insediamenti torinesi e potrebbe collocarli al di fuori delle nuove sfide tecnologiche del sistema televisivo.

Il tutto in completa assenza di filiere produttive che garantirebbero prodotti televisivi di qualità, valorizzerebbero le straordinarie potenzialità creative già verificate nei centri di Torino (vi ricordo infatti che tutta la produzione della fascia pomeridiana per giovani su RAI TRE nasce e viene realizzata qui da noi) e forse permetterebbero di evitare l'acquisto di FORMAT da Terzi(vedi ENDEMOL).

Procederemo con un documento istituzionale di III Commissione (senza primogeniture partitiche) con un coinvolgimento (speriamo fattivo) di tutti i nostri rappresentanti in Parlamento.

"la crisi Rai "è colpa di tutto il CdA

"Viale Mazzini in "rosso" per 35 milioni di euro. Il governo punta dritto alla sostituzione del consigliere Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l'assemblea degli azionisti dell'azienda - convocata a maggioranza dal CdA - si riunirà con all'ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della societàSi diradano le nubi sulla strategia che l'esecutivo intende mettere in atto per il rilancio della Rai. Il governo - tramite il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa - punta dritto alla sostituzione del consigliere Angelo Maria Petroni. Lo ha già sfiduciato, e il 4 giugno (o in seconda convocazione per il giorno successivo) l'assemblea degli azionisti dell'azienda - convocata a maggioranza dal cda come richiesto dal ministero dell'Economia - si riunirà con all'ordine del giorno la revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della società". Petroni non ha partecipato mercoledì all'assise dei vertici di viale Mazzini per "correttezza istituzionale" e il voto di pareggio 4 a 4 è stato deciso dalla scheda del presidente Petruccioli.Il "licenziamento" di Petroni, e la sua sostituzione con un nuovo manager, non è indolore, né per l'azienda pubblica, né per la politica. C'è parecchia confusione, infatti, sulla praticabilità di questa revoca.Nel frattempo, per fronteggiare l'azione del centrosinistra, la Cdl prepara una doppia strategia difensiva. La prima sarà affidata ai quattro consiglieri in quota alla Cdl che nel prossimo cda del 22 maggio (o al più tardi in quello del 30) sfiduceranno il direttore generale Claudio Cappon reo di "un'inerzia" che in questi mesi avrebbe portato "la situazione di stallo" denunciata da Tps. La crisi, insomma, sarebbe ascrivibile a lui e non al cda. L'altra mossa - quella legale - saranno ricorsi in ogni luogo e con ogni mezzo di Petroni, che ha già schierato i suoi avvocati. A spiegare le ragioni di questa difesa legale è stato lo stesso Petroni nell'audizione in commissione di Vigilanza. "L'azione del ministro dell'Economia nei miei confronti ha esclusivamente ragioni politiche - ha ammonito -. Contro le leggi e forzando l'ordinamento si vuole modificare la composizione del cda della Rai per asservirlo alla volontà del governo. Siamo al punto di arrivo di una violenta campagna di denigrazione e delegittimazione politico-mediatica contro di me che dura da più di due anni. Un gravissimo vulnus al Parlamento e al sistema che garantisce la libertà e l'indipendenza del sistema delle comunicazioni". Ma non si tratterà di una battaglia legale a senso unico. Secondo indiscrezioni, infatti, anche Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa avrebbero redatto una sorta di "libro bianco" con ad oggetto l'operato di Petroni e la sua incapacità di ridare slancio all'azienda pubblica."Noi - è quanto ripete da giorni il presidente del consiglio - vogliamo un'azienda gestibile e efficiente". Come va dicendo il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, "la Rai è ormai arrivata ad un punto di non ritorno". E la colpa non è solamente dell'uomo che fino ad ora ha rappresentato il Tesoro nel vertice della tv pubblica. Se la Rai è in crisi la responsabilità è dell'intero CdA. Lo ha detto il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ascoltato dalla commissione parlamentare di vigilanza."La responsabilità di questa grave criticità - ha detto Padoa-Schioppa - non è ascrivibile a un singolo consigliere ma piuttosto all'intero organo gestionale". Se la Rai fosse stata assoggettata al semplice aspetto civilistico proprio delle Spa "avrei assunto le mie decisioni nei confronti dell'intero Consiglio", ha aggiunto il ministro.A proposito della sua decisione di sfiduciare il proprio rappresentante nel Cda Rai, il consigliere Angelo Maria Petroni, Padoa-Schioppa ha precisato che, in assenza di una norma specifica, il ministro dell'Economia può revocare la fiducia ad un proprio rappresentante rifacendosi al principio più generale del "contrarius actus". Ovvero, così come autonomamente il fiduciario è stato nominato, altrettanto autonomamente può essere revocato se non esiste una normativa specifica.Per quanto riguarda il bilancio di Viale Mazzini il ministro dell'Economia ha poi sottolineato come quest'anno la Rai Spa chiuderà con un "rosso" pari a 35 milioni di euro, mentre ammonterà a 47 milioni il buco per il Gruppo Rai.Per il ministro, il Cda Rai dovrebbe essere fatto di "persone che non rappresentano qualcuno o un interesse, ma in grado di cambiare idea durante un confronto, creando maggioranze diverse. Spesso capita che prevalgano maggioranze che non hanno attinenza con il caso trattato".

mercoledì 16 maggio 2007

Governo e parti sociali: il punto sulla trattativa

In questi ultimi giorni il confronto tra il governo e le parti sociali ha subito una decisa accelerazione: si sono moltiplicati gli incontri rispetto ai diversi argomenti che compongono il processo di concertazione. Le molte notizie, riportate dagli organi d’informazione, sono state spesso molto contraddittorie e, in alcuni casi, fuorvianti. Per questo è utile fare il punto sulla trattativa. Com’è ormai noto, le risorse necessarie per avviare le riforme oggetto della concertazione sono quelle ricavate dall’extragettito fiscale. Questo è stato stimato nell’ordine di 10 miliardi di euro, ma la maggior parte dovrà essere destinata a ridurre il debito pubblico per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea. In definitiva sono 2,5 miliardi di euro le risorse destinate al miglioramento del welfare: è comunque una cifra notevole (5.000 miliardi delle vecchie lire) anche se le organizzazioni sindacali hanno dichiarato di ritenere tale cifra insufficiente rispetto alle esigenze.In quest’ambito i punti prioritari d’intervento espressi dal governo sono la rivalutazione delle pensioni più basse e nuove tutele per i giovani. PrevidenzaI principali punti, che sono oggetto della proposta del governo, sono i seguenti:
• Rivalutazione delle attuali pensioni più basse, con particolare riferimento ai contributi versati, ma anche alle condizioni di reddito dei destinatari.
• “Totalizzazione” dei contributi agli effetti della maturazione della pensione, in altre parole la possibilità di sommare periodi contributivi versati a casse previdenziali diverse (con l’attuale legislazione molti giovani rischiano di perdere i periodi in cui hanno avuto rapporti di collaborazione).
• Possibilità di riscattare la laurea a costi più accessibili rispetto agli attuali.
• Superamento dello “scalone” introdotto da precedente governo (secondo la legge vigente dal 1/1/2008 l’età minima per la pensione di anzianità passa a 60 anni): l’ipotesi su cui si sta discutendo è l’introduzione di “scalini” che rendano molto più graduale l’elevamento dell’età pensionabile.
• Modifica dei coefficienti di trasformazione, salvaguardando, però, i trattamenti di coloro che non hanno avuto la possibilità di maturare una pensione adeguata, soprattutto per effetto di rapporti di lavoro discontinui.
• Riordino, con l’ipotesi anche di una unificazione, degli enti previdenziali.• Armonizzazione dei trattamenti ed eliminazione delle aree di privilegio pensionistico ancora esistenti.Nuove tutele socialiIn questo ambito si tratta di individuare nuovi ammortizzatori sociali per tutti coloro che perdono il lavoro. In particolare:
• Una nuova indennità di disoccupazione uguale per tutti, che sostituisca la disoccupazione ordinaria e la mobilità.
• Una nuova cassa integrazione che sostituisca e unifichi gli attuali istituti di cassa ordinaria e straordinaria.
• Tutela dei rapporti di lavoro discontinui, con strumenti di sostegno al reddito e alla copertura figurativa nei periodi di interruzione lavorativa.La proposta prevede l’universalità di questi nuovi istituti (che sono quindi fruibili da tutti i lavoratori indipendentemente dalla categoria o dalla dimensione aziendale), ma la loro erogazione sarà condizionata dalla disponibilità del lavoratore ad accettare posti di lavoro alternativi o effettuare eventuali corsi di formazione e riqualificazione. Ovviamente questo richiede un generale miglioramento dei servizi per l’impiego e una riorganizzazione delle funzioni degli uffici pubblici competenti, responsabili dell’erogazione dei nuovi ammortizzatori sociali e del loro controllo.Mercato del lavoroQuesto capitolo comprende il superamento della legge 30/03 e la modifica della normativa sul contratto a tempo determinato. In questo ambito si tratta di abrogare alcune delle forme di rapporto di lavoro particolarmente precarizzanti (come il lavoro a chiamata e lo staff leasing), ma anche regolare diversamente una serie di rapporti di lavoro (part time, apprendistato, inserimento ecc.) migliorando le tutele per i lavoratori. In particolare per quanto riguarda il contratto a termine è necessario reintrodurre la possibilità che la contrattazione sindacale stabilisca dei limiti al loro utilizzo (causali e percentuali massime di assunzione), ma anche dei limiti rispetto alla possibilità di reiterare nel tempo rapporti di lavoro precari.Contrattazione di secondo livelloNelle proposte del governo vi è anche l’ipotesi di sostenere/incentivare la contrattazione aziendale. Come è noto esiste già una normativa che riduce il costo del lavoro dei premi variabili aziendali, riducendo i contributi previdenziali a carico delle aziende. Tuttavia questa misura comporta una riduzione dei contributi per i lavoratori (infatti, i premi variabili fino al 3% della retribuzione lorda annua sono esclusi dalla retribuzione pensionabile), perciò un eventuale intervento di ulteriore incentivazione non può comportare ulteriori decontribuzioni, che influirebbero negativamente sulle future pensioni dei lavoratori.I tavoli di concertazione affrontano anche altri argomenti che riguardano lo sviluppo del paese (come la riforma della pubblica amministrazione, le misure di rilancio del Mezzogiorno ecc.): qui si è voluto affrontare solamente le proposte attinenti al lavoro e alle pensioni, che sono quelle che dovrebbero assorbire le risorse già rese disponibili. Eventuali altre misure riportate dagli organi d’informazione (interventi sulla tassazione delle case, misure a favore delle famiglie ecc.) avrebbero invece bisogno di coperture finanziarie aggiuntive per non tradursi nell’immediato in una riduzione delle misure a favore del lavoro e delle pensioni.Ovviamente le proposte qui elencate devono passare il vaglio della trattativa e le scelte finali saranno concertate con le parti sociali. In ogni caso l’obiettivo è di concludere entro il prossimo mese di giugno, prima che si apra la discussione sulla futura programmazione economica e finanziaria dello stato.

Nota di Piero Pessa (segreteria regionale, resp. Politiche del Lavoro)

martedì 15 maggio 2007

Meno partiti, più grandi. I cittadini capiranno

di Filippo Andreatta, Corriere della Sera di oggi

La road map sulla nascita del Partito democratico decisa venerdì 11 restituisce al progetto uno slancio rivoluzionario che sembrava appannato. Se le decisioni sui meccanismi di composizione per l'Assemblea Costituente saranno rispettate sino in fondo, va dato atto a Francesco Rutelli e Piero Fassino di aver accettato la proposta di Prodi con coraggio e lungimiranza fuori dal comune. L'elezione aperta e diretta da parte dei cittadini-aderenti e sulla base di una competizione di molteplici liste non riconducibili ai vecchi partiti, pone infatti le basi per un soggetto politico autenticamente nuovo. L'atto fondativo del Pd, così come le primarie di due anni fa, potrebbe finalmente avere conseguenze autenticamente significative sul sistema politico in Italia, affrontando, e forse risolvendo, nodi che hanno sistematicamente indebolito l'efficacia delle istituzioni nel nostro Paese.
Il Pd ha infatti ora una chance di ridurre la frammentazione partitica, che ha sinora costretto i governi a reggersi su coalizioni eterogenee e rissose, non solo perché accorpa i due partiti maggiori del centrosinistra ma anche in quanto rende più permeabili i confini elettorali del Pd nei confronti dei suoi alleati. La forma aperta delle adesioni si rivolge potenzialmente a tutti gli elettori del centrosinistra, e potrebbe «prosciugare» alcuni partiti minori. I meccanismi scelti per la costituente, senza quote di rendita o preadesioni a garanzia dei partiti fondatori, consente agli elettori di tutte le forze dell'Unione — dall'Udeur a Rifondazione comunista — di bypassare il proprio ceto politico di riferimento e di veder rappresentate le proprie idee direttamente nel nuovo soggetto.
Se gli ultimi congressi hanno portato a un ulteriore frazionamento del ceto politico (la scissione della sinistra Ds), non è detto che a livello di elettorato non avvenga invece un processo contrario di semplificazione. L'appello al «popolo delle primarie» di due anni fa è un esplicito segnale in questa direzione dal momento che quella fu una consultazione di tutti gli elettori dell'Unione, e non solo di quelli di Ds e Margherita, e sancì una richiesta, comune e universale, di unità da parte dell'intero elettorato di centrosinistra. Anche il richiamo alla simbologia dell'Ulivo conferma questa vocazione, in quanto l'Ulivo originario coincideva con la coalizione di centrosinistra alle elezioni del 1996, con l'eccezione di Rifondazione.
Sarà un cantiere ancora lungo e difficile, ma in questo modo il Pd ha gettato le basi non solo per una forza più ampia, ma anche, in prospettiva, per un potenziale partito unico del centrosinistra. Solo con una vocazione «bipartitica» il nuovo soggetto potrà mantenere alcune delle sue promesse in merito a riavvicinare molti scontenti alla politica e di rifocalizzare l'attenzione sulle riforme concrete.
Finché infatti i governi italiani si dovranno reggere su coalizioni numerose, precarie ed eterogenee, le formule e le forme politiche continueranno infatti a prevalere sui contenuti, e i contenuti tenderanno al ribasso del «minimo comune denominatore». Nessuno dei partiti attuali è in grado di formulare dettagliate ipotesi di policy
alle elezioni, in quanto le proposte programmatiche devono poi essere mediate e negoziate con gli altri partner della coalizione. Ci sono quindi solo delle piattaforme di coalizione, ma queste vengono rispettate in modo solo indicativo in quanto ciascun partito della coalizione può esercitare un potere di ricatto sugli altri. Se invece ci fossero in Italia dei partiti più ampi, l'azione concreta del governo verrebbe rafforzata perché il premier potrebbe disciplinare la propria maggioranza non solo, come nella tradizione italiana, con la sola minaccia delle proprie dimissioni, ma anche con strumenti extra-istituzionali all'interno del proprio partito, come avviene nelle altre grandi democrazie occidentali.
Unamolteplicità di partiti ideologici era probabilmente necessaria all'Italia della prima fase della Repubblica, a causa delle ferite della Guerra mondiale e delle tensioni legate a una rapida modernizzazione. Ora quel tipo di sistema partitico — barocco e lontano dalle attuali preoccupazioni dei cittadini — è un lusso che l'Italia non si può permettere. C'è bisogno quindi di un tipo nuovo di partito, che sappia candidarsi a riunire al suo interno per intero una delle due coalizioni. L'approdo è ancora lontano, ma questa volta si è partiti con il piede giusto, e tutti gli elettori del centrosinistra dovrebbero tenerne conto.

lunedì 14 maggio 2007

Verso il PD anche in Regione

Le segreterie regionali dei Democratici di Sinistra e di
Democrazia è Libertà – La Margherita, insieme ai rispettivi capigruppo
regionali, si sono incontrate nella mattina di oggi al fine di concordare le
comuni decisioni politiche e gli atti conseguenti in vista dell’imminente
avvio della fase costituente del Partito Democratico, previsto per il
prossimo mese di ottobre.
Hanno per questo deciso di accelerare la costituzione del gruppo
unico in Consiglio regionale, attivando immediatamente fra i consiglieri
la costituzione di gruppi di discussione politica su alcuni dei temi
essenziali del dibattito regionale al fine di definire una posizione
comune che si proponga quale autorevole indirizzo politico del governo
piemontese.
Hanno nello stesso senso deciso di promuovere, sulla base di
analogo percorso, la costituzione dei gruppi unici nei diversi livelli di
governo locale, in relazione alle rispettive competenze istituzionali.
Hanno ancora deciso di promuovere immediatamente lo
svolgimento di incontri congiunti a tutti i livelli territoriali fra i propri
aderenti e dirigenti al fine di assicurare la continua discussione ed il più
ampio confronto ideale e programmatico. Ciò successivamente a
un’assemblea regionale tra i portavoce dei circoli de La Margherita e i
segretari di sezione DS.
Hanno confermato concordemente la necessità dell’apertura e
partecipazione al processo costituente fra tutti i soggetti, associati e
singoli, promotori ed interessati, promovendo ed accogliendo il comune
coordinamento di ogni iniziativa e la discussione congiunta delle forme
e dei contenuti qualificanti la fase costitutiva del Partito Democratico.
Hanno concordato sull’opportunità di realizzare un confronto
politico di maggioranza per aggiornare l’elenco delle priorità politiche
dell’Amministrazione regionale.

giovedì 10 maggio 2007

Il decalogo per il Partito democratico

Ecco i 10 fondamentali punti presentati al ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Massimo D'Alema, in occasione di un incontro organizzato da Libertà e Giustizia allo Spazio Krizia di Milano, oggi 10 maggio.


1. Il Pd è un partito laico, antifascista, progressista ed europeista, che riconosce il valore fondante e l’attualità della Costituzione della Repubblica italiana e difende l’autonoma espressione del voto parlamentare da qualsiasi ingerenza
2. Il Pd nasce dall’esigenza di rinnovare alle radici l’anima e l’organizzazione della politica italiana
3. Per questo il Pd si impegna con norme che regolino la democrazia interna dei partiti ad attuare un forte ricambio della classe dirigente, puntando sui giovani e sulla partecipazione attiva e paritaria delle donne
4. Il programma del Pd deve ispirarsi ai valori e alle idee di un’Italia moderna, forte delle sue radici di Libertà e Giustizia e rivolgersi coraggiosamente al futuro: formazione dei giovani, riconoscimento del merito, delle capacità intellettuali e d’iniziativa, investimenti nella ricerca scientifica e sfida all’emergenza climatica e ambientale. Pace, partecipazione e fantasia, tre parole chiave e tre valori per pensare il futuro.
5. Il Pd sostiene una moderna economia sociale di mercato, libera dai conflitti di interesse. Promuove pari accesso alle opportunità, autonomia di impresa, equità e solidarietà tra i cittadini. Il Pd fa di un lavoro dignitoso per tutti il grande compito della Repubblica, come previsto dalla lungimiranza dei padri costituenti.
6. Il Pd è un partito che s’impegna da subito a limitare i costi della politica, gli sprechi e i privilegi delle amministrazioni a tutti i livelli.
7. Il Pd si impegna, a ogni livello politico e amministrativo, nella tutela del paesaggio, del patrimonio artistico e culturale e delle risorse naturali ed energetiche comuni.
8. Il Pd sostiene la famiglia e tutela le coppie di fatto, prevedendo norme che garantiscano i diritti di ciascuno.
9. Il Pd considera l’efficienza della giustizia e la lotta a ogni forma di illegalità – in primo luogo quella che vede colluse la politica e la criminalità organizzata – come priorità da perseguire con tutti i mezzi necessari, nell’interesse della sicurezza dei cittadini. Il Pd tutela il pluralismo dell’informazione e l’indipendenza dei mezzi di comunicazione dalla politica.
10. Il Pd sollecita il dialogo e la ricerca di possibili mediazioni al proprio interno e nei rapporti con le altre forze politiche, ma non è disponibile a trattative ad ogni costo che minaccino i principi enunciati nel decalogo qui esposto.

Stop allo spoils system

Il 23 marzo 2007 la Corte costituzionale, con le sentenze 103 e 104, ha bloccato in modo forse definitivo la tentazione bipartisan di assoggettare a spoils system i dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Come ci ricorda Carlo D'Orta "È una storia che vale la pena di raccontare, perché tocca al cuore il più importante principio costituzionale sulla pubblica amministrazione: quello di imparzialità e buon andamento".

prosegue qui su lavoce.it

domenica 6 maggio 2007

Rivolta contro l' apertura festiva Non lavoreremo il Primo Maggio

Sindacati sul piede di guerra per la nuova sperimentazione delle aperture domenicali e serali in centro. Iniziativa che manda su tutte le furie i vertici di categoria di Cgil, Cisl e Uil, non solo per il via libera dato ai commercianti di alzare la serranda nei giorni di festa, con ricadute inevitabili sugli addetti degli esercizi, ma per la possibilità che, nel 2008, i negozi tengano aperto nel giorno del 25 aprile o, addirittura, il primo maggio, Festa dei lavoratori. L' assessore al Commercio, Alessandro Altamura, è stato chiaro: «Da novembre ad aprile ci sarà una sospensione e poi si ripartirà ad aprile 2008, quindi gli esercenti potranno tenere aperto a Pasqua, il 25 aprile e il Primo Maggio». Pasqua è fuori, solo perché nel 2008 cadrà a marzo, ma tutte le altre feste sono all' interno del periodo previsto dalla delibera. «Non è possibile - dice Cosimo La Volta della Uiltucs - siamo contro il provvedimento di Altamura, ma se l' assessore non vuole avere sotto i balconi di Palazzo Civico le commesse deve fare una modifica, escludendo il 25 aprile o il Primo Maggio». Domani nella sede della Uil si ritroveranno gli addetti dei negozi del centro per discutere di Tfr, ma gran parte dell' incontro verrà dedicato alla discussione della delibera Altamura, che scatta proprio oggi. «La prossima settimana faremo una riunione unitaria con Filcams-Cgil e Fisascat per decidere una manifestazione e far cambiare idea all' amministrazione», aggiunge La Volta. Sulla stessa linea Elena Ferro, segretaria della Filcams-Cgil: «Non possiamo accettare che il Primo Maggio o il 25 aprile diventino giornate lavorative in base alle decisioni dei titolari dei negozi. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso». In Comune la scelta di Altamura fa discutere. Enzo La Volta, vicepresidente della commissione Commercio, si chiede che senso ha «riproporre una sperimentazione fallita, non basata su un' analisi dei dati e che mortifica esercenti e lavoratori. è ora di arrivare a un patto serio con le associazioni dei commercianti, ragionando su un calendario diverso da quello varato, che parta dalle iniziative della città». La Volta chiede che si apra «una discussione e che si corregga la delibera, escludendo il Primo Maggio e il 25 aprile». E sentenzia: «Quella di Altamura non è una scelta riformista da Partito Democratico». (d.lon.)