venerdì 14 novembre 2008

Riflessioni su Motorola e Torino


L’abbandono improvviso di Motorola , dal centro ricerche e sviluppo di Torino, ci impone almeno due ordini di riflessioni: innanzi tutto il mantenimento sul territorio e la valorizzazione del know-how dei 370 lavoratori, in secondo luogo il significativo apporto di risorse pubbliche che ha caratterizzato la presenza di Motorola nella nostra città.

L'abilità di raggiungere la leadership di mercato per il secondo produttore di cellulari al mondo, tanto declamata dall’azienda in questi anni, ha trovato fondamenta nelle eccezionali proprietà e capacità intellettuali delle risorse umane che ha avuto a disposizione. E’ inaccettabile che, in un Paese che dibatte con forza sulla necessità di destinare giustamente risorse utili alla ricerca, laddove questa si concretizza - come a Torino con il Politecnico - si producano eccellenze che oggi vengono mortificate dalle scelte commerciali sbagliate del management dell’azienda americana.

In questi anni Motorola oltre a beneficiare delle alte professionalità nate in seno al Politecnico di Torino, non ha pagato l’affitto di una struttura di migliaia di metri quadrati, ha condizionato l’I3P, (l’incubatore nato per generare nuova imprenditoria “knowledge based” ), sedendo nel suo consiglio di amministrazione ed ha infine trovato nel Comune di Torino un acquirente di prodotti tecnologici per centinaia di migliaia di euro.

In questa vicenda vengono evidentemente a galla tutte le contraddizioni e le ambiguità proprie del vano tentativo di coniugare contemporaneamente liberismo e sostegno pubblico. Chi otto anni fa, ha colto nell’arrivo di Motorola a Torino una opportunità di sviluppo ha fatto il suo mestiere. Chi ha forzato perché avvenisse a tutti i costi ha peccato di eccessivo entusiasmo e di scarsa lungimiranza.

Oggi, a differenza del 2000, la politica torinese ha l’opportunità di dare fiducia direttamente ai lavoratori offrendo loro strumenti utili a creare imprese che da questo territorio, con le sinergie già in atto tra istituzioni ed Università, capitalizzino gli investimenti realizzati. L’alternativa errata sarebbe l’affannosa ricerca di grandi investitori ai quali dover assicurare chissà quali altre garanzie.

Non penso che le soluzioni. che necessariamente devono nascere in seno alla politica, possano limitarsi ad adire per vie legali anche perché Motorola, per quanto possa essere doloroso ammetterlo, ha rispettato il suo contratto.

Penso che la politica abbia come principale obiettivo quello di immaginare il futuro, il migliore possibile e lavorare perché si realizzi e credo che debba fare tesoro delle esperienze passate, soprattutto se queste sono severe lezioni, utili per le scelte future.

martedì 23 settembre 2008

TORINO 2010: CAPITALE DEI GIOVANI


In questi giorni Torino ha presentato la candidatura per diventare nel 2010 capitale europea dei Giovani, un progetto europeo, all’interno dell”European Youth Forum”, organo consultivo indipendente che lavora a stretto contatto con l’Unione europea e le Nazioni Unite.
L’esperienza di Torino nell’organizzazione di grandi eventi è ormai fuori discussione, la capacità di promuovere politiche giovanili ha contagiato negli ultimi trent’anni numerose Città d’Italia.
Esiste, sempre più forte e radicata, una Rete di esperienze arricchita quotidianamente dall’entusiasmo di numerose associazioni culturali, sportive, del privato sociale, ONG, ma anche gruppi informali di giovani che a vario titolo desiderano esprimere la legittima voglia di responsabile protagonismo.
L’opportunità di diventare Capitale Europea dei Giovani nel 2010 rappresenta per Torino un ulteriore occasione per condividere con queste realtà un percorso partecipato di collaborazione capace di rafforzare un patto di cittadinanza attiva, all’insegna di un riconoscimento reciproco tra l’Amministrazione e i giovani attori di un territorio che ancora una volta non sta mai fermo.



Enzo Lavolta

lunedì 22 settembre 2008

UN TAVOLO CONTRO L'AUMENTO DEI PREZZI

E’ stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale una mozione sulle “iniziative per contrastare l’aumento dei prezzi”.Il provvedimento (primo firmatarioEnzo Lavolta) prende lo spunto dalle recenti rilevazioni statistiche del Comune di Torino dalle quali risultano consistenti aumenti dei prezzi rispetto allo stesso periodo del 2007.Sindaco e giunta sono impegnati ad attivare un tavolo di concertazione con le associazioni di categoria e dei consumatori per monitorare le ‘filiere’ che presentano maggiori criticità e proporre iniziative per calmierare il mercato.La mozione chiede anche, attraverso la sottoscrizione di un accordo con le organizzazioni di commercianti, grossisti e produttori, la possibilità di definire un ‘paniere’ per perseguire il blocco dei prezzi dei prodotti di prima necessità. L’obiettivo è di perseguire un “Patto di convenienza” tra produttori, distributori e consumatori.L’Amministrazione – secondo i proponenti – sarà in grado di coinvolgere i vari soggetti dando una risposta al problema. M.L. - Ufficio stampa del Consiglio comunale
Torino, 22 Settembre 2008

martedì 16 settembre 2008

ESUBERI IN TELECOM: GLI IMPEGNI DEL CONSIGLIO

Con una mozione votata all’unanimità, primo firmatario Enzo LaVolta, il Consiglio comunale si è impegnato a monitorare la situazione creatasi in Telecom dopo l’annuncio dei 366 esuberi a Torino sui 483 in Piemonte, e i 5000 su base nazionale.Le iniziative richieste al Sindaco e alla Giunta, prevedono incontri con la dirigenza Telecom e le rappresentanze dei lavoratori, congiuntamente ai colleghi consilieri della Provincia e della Regione Piemonte.La mozione impegna inoltre ad una sensibilizzazione dei parlamentari piemontesi, affinché il problema sia portato alla Commissione Attività Produttive di Camera e Senato

S.L. - Ufficio stampa Consiglio comunale

Torino, 15 Settembre 2008

venerdì 25 luglio 2008

CENTRO LAVORO TORINO, IL BILANCIO DEI PRIMI 6 MESI

Il Centro Lavoro Torino di via Carlo del Prete 79, nato lo scorso anno per favorire la ricerca di occupazione e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, traccia il bilancio dei primi sei mesi di attività, in occasione della seduta odierna della Terza Commissione consiliare, presieduta da Enzo Lavolta.A illustrare le attività sinora svolte sono intervenute le dottoresse Barbara Faussone e Barbara Graglia (staff Assessorato al Lavoro).Da dicembre 2007 al 31 maggio 2008, sono stati contati 4.058 passaggi di utenti e sono state ricevute 627 telefonate e 174 e-mail. Sono stati redatti 333 curricula, mentre 319 sono le persone che si sono registrate per accedere gratuitamente alle postazioni internet presenti nella struttura, per cercare offerte di lavoro sul web.Da un questionario sottoposto a un campione di oltre 300 persone, è risultato che l’età media della maggior parte degli utenti che si recano al Centro è tra 31 e 40 anni (36%), seguita da coloro che hanno tra 20 e 30 anni (33%). Il 19% ha tra 41 e 50 anni; il 9% oltre 50; il 3% meno di 20 anni. Il 52% sono lavoratori disoccupati, il 14% è in cerca del primo lavoro, il 3% sono lavoratori autonomi, il 3% persone in mobilità, l’1% cassaintegrati. Spiccano percentuali significative di persone che hanno già un lavoro stabile (15%) o temporaneo (10%). Curioso il dato del 2% di pensionati, che vanno al Centro per socializzare, o anche solo per leggere i quotidiani.Il Centro ha effettuato 171 colloqui di orientamento (fino al 31 maggio 2008), mentre ha preso in carico 111 persone (dal gennaio 2008 al 20 luglio 2008). Di queste oltre il 34% sta lavorando (38 persone: 3% a tempo indeterminato, 26% a tempo determinato per 1 anno o più, 8% a tempo determinato tra 6 mesi e 1 anno, 63% a tempo determinato per 6 mesi o meno). La percentuale cresce ancora, se si aggiungono le 16 persone che hanno lavorato in precedenza.Al 20 luglio 2008, sono stati effettuati 180 colloqui, dei quali ben 138 direttamente presso le aziende e 42 presso agenzie per il lavoro. Soltanto 2 colloqui sono stati rifiutati dai candidati e soltanto 1 offerta di lavoro è stata rifiutata.Le persone ricollocate hanno come qualifica professionale quella di: impiegati (56%), operai (29%), operatori generici dei servizi (6%), lavoratori autonomi (3%), quadri (2%), inoccupati (2%). Presenti anche i dirigenti (2%): uno dei quali è stato ricollocato proprio ieri.La banca dati del Centro conta più di 1.200 aziende solo nella provincia di Torino, ma su specifica richiesta dell’utente possono essere attivate ricerche in tutta Italia. Presto verranno anche presentate opportunità di lavoro all’estero e incontri con imprenditori che offrono direttamente opportunità di lavoro.Sono intervenuti al dibattito il vicepresidente della Commissione Enzo Lavolta, che ha lodato il lavoro sinora svolto (“Il Centro Lavoro è un fiore all’occhiello della Città di Torino)

martedì 8 luglio 2008

TELECOM : tagli occupazionali senza piano industriale

ORDINE DEL GIORNO

Impegno per mantenere gli attuali livelli occupazionali di Telecom Italia

PREMESSO

Che nel corso degli ultimi anni la situazione occupazionale di Telecom Italia a Torino ed in Piemonte si è pesantemente aggravata con la conseguente perdita di migliaia di posti lavoro;
Che già la sede legale di Telecom Italia, che fino al 2002 aveva la propria sede a Torino, è stata trasferita a Milano con un pesante depauperimento dell’occupazione nella nostra Città;
PRESO ATTO
Che nel corso delle ultime settimane Telecom Italia, senza presentare alcun piano industriale, ha comunicato ai Sindacati di categoria un piano di riorganizzazione che prevede un taglio occupazionale di 5000 dipendenti in tutta Italia;
Che di questi 5000 dipendenti in esubero, 483 lavorano nella nostra Regione e di questi ben 366 a Torino;
Che verranno colpiti tutti i settori di Telecom Italia, dai call center ai centri di ricerca,
I sottoscritti Consiglieri
IMPEGNANO

L’Assessore al Lavoro del Comune di Torino a convocare, congiuntamente con i colleghi della Provincia di Torino e della Regione Piemonte, i dirigenti di Telecom Italia ed i sindacati di categoria al fine di monitorare l’attuale situazione;

L’Assessore al Lavoro del Comune di Torinoa sensibilizzare, congiuntamente con i colleghi della Provincia di Torino e della Regione Piemonte, tutti i Parlamentari piemontesi affinché la questione venga messa all’ordine del giorno della Commissione Attività Produttive della Camera e del Senato.

Enzo Lavolta






Di seguito la nota congiunta delle organizzazioni sindacali


Segreterie Territoriali
A DIFESA DELL’OCCUPAZIONE E CERTEZZE SUL FUTURO DEI LAVORATORI TELECOM E AZIENDE ESTERNALIZZATE
La decisione approvata nel Comitato Esecutivo di Telecom Italia del 4/6/2008 di una riduzione dei costi operativi del 40% in tre anni, con un conseguente esubero di personale pari a 5000 dipendenti, è negativa, confusa, contraddittoria. Sbagliata nel merito e nel metodo, quindi da respingere.
La cosa più sorprendente è che essa viene annunciata in assenza di novità sul piano delle scelte industriali in quanto restano ferme quelle individuate a marzo e non suscettibili di aggiornamenti prima del mese di dicembre.
Non ci è parso un buon metodo quello di annunciare nel mese di marzo efficienze per 1,3 miliardi prevalentemente affidate alle sinergie con Telefonica, dichiarare oggi che il lavoro sta continuando e allo stesso tempo “sparare” un obiettivo di esuberi, il maggiore come consistenza dal 2000, rimandando le scelte industriali a fine anno.
Le motivazioni pubbliche di questi obiettivi, fornite dall’Amministratore Delegato, appaiono come una serie di luoghi comuni e di grande debolezza.
Risultano altresì strumentali quando alludono alla necessità di contrapporre riduzione dei costi e rilancio degli investimenti sempre in assenza di scelte industriali che vengono rimandate a dopo. Tali motivazioni sono strumentali anche quando ripropongono l’alternativa tra investimenti affidati all’impresa privata e ruolo dello stato in presenza di una infrastruttura decisiva per lo sviluppo di tutto il paese.
CGIL CISL UIL ritengono che le scelte annunciate contraddicono quanto espresso nel mese di marzo, il che dimostra anche poca consapevolezza del cammino realizzato da Telecom Italia in questi dieci anni sul piano delle efficienze e della innovazione.
CGIL CISL UIL non negano difficoltà e problemi oggettivi quali la riduzione dei prezzi, lo spostamento da vecchi servizi ad alto guadagno a nuovi più ricchi di contenuti ma meno remunerativi. Il sindacato confederale per la cultura di interessi generali di cui è portatore è consapevole che per questo settore si pongono inediti e complessi problemi di mercato, tecnologia, di modelli organizzativi, di assetti azionari, scenari e alleanze internazionali.
Dinanzi a una discussione seria sul piano industriale come sempre non ci tireremo indietro e faremo la nostra parte.
Del tutto insufficiente è stato l’incontro svoltosi il 19 Giugno a Roma, alla presenza dei Segretari Generali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, durante il quale Telecom ha illustrato gli assetti organizzativi che portano a confermare i 5.000 esuberi annunciati; si è avuto riscontro, per la prima volta in una sede ufficiale, di alcune importanti risposte che Telecom ha dato sul versante delle esternalizzazioni.
In particolare, a fronte delle affermazioni aziendali circa la necessità di riduzione dei costi, di efficientamento delle strutture e di rivisitazione del modello organizzativo nell’ottica della centralità del cliente, il Sindacato ha denunciato le notevoli diseconomie e gli sprechi che caratterizzano numerose aree dell’azienda e ha invitato Telecom, in alternativa ad ogni possibile intervento sull’occupazione, ad affrontare nel merito possibili interventi di risparmio, a partire da un confronto specifico su possibili internalizzazioni di personale e di attività, con conseguente riduzione degli appalti esterni, a tutela anche dell’occupazione interna ed ai fini di una valorizzazione delle professionalità: la risposta di Telecom è stata che “non sono al momento previste né re-internalizzazioni né nuove esternalizzazioni di lavoratori”, dichiarando inoltre l’assoluta attenzione aziendale al contenimento dei costi.
Il risultato di tutto ciò è costituito da continui ed inarrestabili processi di mobilità, peggioramenti sul versante salariale e delle condizioni di lavoro, incertezza sul futuro per i lavoratori.
A tutto ciò si aggiunga il fatto che la definizione dei perimetri dei rami d’azienda fatta da Telecom al momento dell’esternalizzazione, ed in ogni caso duramente contestate dal sindacato, continua a mostrare tutti i limiti di una strategia finalizzata esclusivamente alla riduzione dei costi.
A livello territoriale piemontese la preoccupazione sale esponenzialmente grazie ad una riorganizzazione che concentra in Milano la presenza di Direzionale significativa e contemporaneamente impoverisce il territorio di forza lavoro; indebolendo al contempo anche l’unica specificità che ha caratterizzato il Piemonte e Torino negli anni e cioè la RICERCA oggi commercialmente e funzionalmente nota come TILAB.
Dopo lo sciopero nazionale di venerdì 4 luglio c.a articolato in manifestazioni territoriali pensiamo sia indispensabile un coinvolgimento delle istituzioni territoriali piemontesi, dal comune alla regione passando, non per minore importanza, alla provincia affinché sia investita la parte di governo del paese su un problema che mina la risposta di sistema e di infrastrutture di peculiare importanza anche nel nostro territorio.
Disponibili ad un utile quanto mai tempestivo confronto richiamiamo la vostra attenzione.
Le Segreterie Territoriali
SLC-CGIL-FISTel-CISL-UILCOM-UIL

venerdì 6 giugno 2008

Convegno sulla sicurezza dei lavoratori immigrati


Lavoro, trabajo, muncă, punё, travail, arbeit... tanti modi di dirlo, un solo modo di guadagnarsi la vita che accomuna italiani ed immigrati in un numero crescente di posti di lavoro.

Nel dramma quotidiano degli incidenti in fabbriche, cantieri e laboratori, i lavoratori immigrati costituiscono ormai una parte rilevante delle vittime e degli infortunati.
Secondo dati Inail, a Torino e provincia gli infortuni sul lavoro hanno riguardato, nel 2007, circa 37.200 italiani (40% circa le donne) e 4.556 stranieri (25% donne), dei quali 1.236 marocchini e 905 romeni. Un rapporto di 1 a 4 fra infortunati immigrati e italiani, mentre parlando di popolazione residente, gli stranieri sono sì e no un decimo del totale. Inoltre, sempre secondo l'Inail, "gli infortuni occorsi ai lavoratori extracomunitari sono tendenzialmente più gravi di quelli occorsi ai lavoratori italiani". Indice del fatto che sono spesso i lavoratori stranieri, più ricattabili e meno tutelati, a lavorare nelle condizioni più precarie e rischiose. Nel settore dell'edilizia ed impiantistica si registra il 26,3% del totale degli infortuni che coinvolgono lavoratori stranieri, con un altro 29,4% nell'industria metallurgica e metalmeccanica
Proprio a partire da questi temi si è svolto, presso l'Arsenale della Pace del Ser.Mi.G. di Borgo Dora, il convegno "I colori delle morti bianche. Extracomunitari, tutela e sicurezza sul lavoro". Organizzata dall'Inail e dal Consolato albanese in Piemonte, l'iniziativa ha visto la partecipazione di sindacalisti, politici, responsabili di enti pubblici, esponenti del volontariato e consoli onorari di diversi Paesi, oltre che dell'assessore per le politiche di integrazione Ilda Curti. Presente anche un rappresentante del governo albanese, il viceministro all'integrazione Zef Bushati. E' intervenuto a nome del Consiglio comunale torinese il consigliere Enzo Lavolta (audio), sottolineando l'impegno dell'assemblea elettiva di Palazzo Civico - che ha proclamato il 2008 quale "Anno per la sicurezza nei luoghi di lavoro" - nel contribuire a tenere viva l'attenzione pubblica sul dramma sociale delle "morti bianche" e degli infortuni.

Nelle foto: Un momento del convegno svoltosi all'Arsenale della Pace.

fonte Cittagorà



mercoledì 4 giugno 2008

BLOCCHI LOCALI

di Massimo Bordignon 02.06.2008

Si torna a parlare di un nuovo blocco dei tributi locali. Che dovrebbe preludere al vero federalismo fiscale. Come nel 2002. Questa volta con l'aggravante dell'eliminazione dell'Ici sulla prima casa, l'unico tributo proprio che i comuni abbiano mai avuto. Il governo vuole così frenare la spesa locale. Un'intenzione comprensibile. Ma nel 2003-2006 non è andata così. E potrebbe peggiorare il rating di Regioni e comuni, mettendo in crisi quelli più indebitati.

Nel 2002, il ministro del Tesoro di allora, l'onorevole Giulio Tremonti decise di bloccare, a partire dall'anno successivo, l'autonomia dei governi locali su Irap e addizionali Irpef (ma non l'Ici).
Il blocco è rimasto fino al 2007, quando il governo di centrosinistra, nell'ambito di una revisione dei patti di stabilità interna, prese la decisione opposta, addirittura ampliando gli spazi di manovra dei comuni sull'imposta sulle persone fisiche.
Nel 2002, la decisione del ministro Tremonti sollevò non poche perplessità anche all'interno della sua maggioranza di governo. Si disse allora che il blocco preparava la strada all'introduzione di un "vero" federalismo fiscale e a riprova si introdusse un'Alta commissione sul federalismo fiscale, che nel giro di tre mesi avrebbe dovuto predisporre una proposta di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, articolo che appunto si occupa dei sistemi di finanziamento e di perequazione dei governi locali potenziati dalla riforma costituzionale del 2001. Nei fatti, l'Alta commissione ebbe vita stentata e presentò la sua proposta solo sul finire del 2005 e motu proprio, senza cioè l'avallo politico del ministro del Tesoro di allora, di nuovo l'onorevole Giulio Tremonti.

LA STORIA SI RIPETE

Nel 2008, la storia sembra ripetersi e con gli stessi protagonisti di allora. Secondo quanto previsto dal comma 7, art.1. del decreto legge del 27 maggio scorso , il governo di centrodestra si preparerebbe di nuovo a bloccare del tutto i tributi locali, con l'aggravante che questa volta si interviene in modo definitivo, eliminandola, anche sull'Ici prima casa, l'unico "vero" tributo locale che i comuni abbiano mai avuto. E di nuovo, si afferma che l'intervento, lungi dall'essere penalizzante per i governi territoriali, prepara soltanto l'introduzione del "vero" federalismo fiscale. Se la storia è maestra, qualche dubbio è inevitabile.
L'intenzione del governo, bloccare i tributi per bloccare la crescita della spesa locale, è comprensibile. Ma si dimenticano alcuni fatti. Primo, la dinamica della spesa degli enti locali, Regioni comprese, nel periodo 2003-2006 non si è affatto ridotta. Piuttosto, è aumentato il debito, soprattutto in quelle forme, come i derivati, che consentivano agli enti locali di far cassa nell'immediato spostando l'onere del pagamento su governi futuri. Secondo, l'autonomia tributaria è parte integrante del federalismo fiscale. Piaccia o non piaccia, l'essenza del federalismo sta nel fatto che Regioni e comuni scelgano liberamente le proprie aliquote e i cittadini li giudichino su quello che fanno con i loro soldi. Un sistema di finanziamento basato solo su trasferimenti e compartecipazioni (cioè, sui soldi degli altri) è il peggio che si possa avere in termini di incentivi alla responsabilità fiscale degli enti locali. Terzo, la decisione rischia di aggravare la situazione finanziaria di molti enti locali. Le agenzie di rating, nel valutare la solvibilità di un ente locale, tengono conto della sua abilità di sollevare risorse addizionali con tributi propri, se necessario. Eliminare tale possibilità, riduce il rating e per questa via aumenta il costo del debito e mette in crisi i governi più indebitati. Quarto, ogni procedura di blocco è necessariamente iniqua, perché introduce un'asimmetria tra i governi che avevano agito sui tributi prima del blocco e quelli che si preparavano a farlo successivamente e che ora non possono più farlo.

venerdì 23 maggio 2008

Periodo di Bilanci

Nei prossimi giorni in Consiglio Comunale verrà approvato il bilancio 2008

In questi giorni la vita politica della Città di Torino è necessariamente condizionata dal dibattito relativo al suo sviluppo economico e sociale. Sarei preoccupato non lo fosse.

La discussione e la prossima approvazione da parte del Consiglio Comunale segna il tempo di una Città che ha rallentato la sua trasformazione e che cerca non sempre agilmente di immaginare il suo futuro.

La delicatezza e l'importanza di questo fase ha trovato , secondo me, nella proposta di bilancio al vaglio delle commissioni consiliari dell'Assessore Passoni un' ipotesi seria e utile alla riduzione necessaria del consistente indebitamento del nostro comune e capace contemporaneamente di salvaguardare la spesa sociale, senza aumentare le entrate.

Dopo il fulgore accecante delle olimpiadi,questo è il primo bilancio scritto ad occhi aperti.

Enzo Lavolta

venerdì 16 maggio 2008

Documento approvato dall'Assemblea Regionale del PD del 10 maggio


La sconfitta elettorale del 13 e 14 aprile ha messo in evidenza i limiti del PD nel costruire un legame con i pensieri profondi della società italiana, di interpretarne la paure ed i desideri, di parlare alla pancia ed al cuore delle persone fallendo in questa occasione l’obiettivo di insediare un forza riformista capace di andare significativamente oltre la somma dei voti di Ds e Margherita.
La scomparsa della Sinistra Arcobaleno dal Parlamento è certamente frutto di ragioni profonde e strutturali dovute all’incapacità di cogliere le trasformazioni della società e rischia di avere conseguenze politiche che possono rendere più complessa la valorizzazione della natura prospettica del PD come partito di governo.
Il risultato piemontese ha messo in evidenza la forte accentuazione della tradizionale bipolarizzazione della Regione confermando quel fenomeno di isolamento territoriale del PD tra la Provincia di Torino e le altre province. Questo dato costituisce un forte motivo di preoccupazione in vista dei prossimi appuntamenti elettorali del 2009 e del 2010 ed obbliga ad avviare quanto prima, a tutti i livelli, le azioni politiche ed amministrative necessarie. In quest’ottica, tutti dobbiamo sentirci coinvolti e responsabili. Anche nelle scelte del Partito, ivi compresa la formazione delle liste e la selezione dei gruppi dirigenti, è indispensabile riprendere il filo del dialogo tra i territori piemontesi e le loro specificità.
Occorre uscire al più presto da questa situazione di stallo e reagire alla battuta di arresto nel processo di costruzione del PD ma per farlo non possiamo essere indulgenti nell’analisi. Il PD ha ottenuto un risultato ragguardevole ma inferiore alle aspettative e necessita di una nuova strategia di alleanze, anche per colmare la debolezza strutturale in tutte le regioni del Nord e nelle province piemontesi.
È evidente la necessità di un generale ripensamento del modello organizzativo nazionale che superi la personalizzazione e apra il gruppo dirigente ad un vero rinnovamento evitando i limiti manifestati nelle scelte dei vertici dei gruppi e delle istituzioni parlamentari, attuando le precise indicazioni dello Statuto. Anche per questi motivi il PD piemontese deve sentirsi impegnato sin d’ora ad elaborare proposte politiche di carattere nazionale e a promuovere la graduale formazione di una nuova classe dirigente nazionale.
Occorre che il PD del Piemonte avvii una nuova fase in cui tutti debbono essere chiamati a dare il loro contributo, indipendentemente dalla collocazione assunta il 14 ottobre anche attraverso il superamento del metodo obbligato con il quale abbiamo costruito gli organismi dirigenti regionali.
È necessario riprendere in mano quanto prima il tema del profilo politico e culturale del PD riportando al centro il tema dell’autonomia e della dimensione federale del Partito rispetto alle logiche centralistiche nazionali. In questo senso un passaggio fondamentale sarà rappresentato dalla discussione che faremo in merito al nostro Statuto. Se da un lato è necessario riprendere quanto prima una politica dei redditi rivolta soprattutto ai ceti medio-bassi, con grande determinazione dobbiamo recuperare la dimensione del rapporto costante ed attento con la piccola e media impresa e con il mondo del lavoro autonomo e fornire risposte credibili alla domanda generale di sicurezza e di fermezza che proviene dal nostro territorio.
Delicato è il ruolo delle aree politico-culturali all’interno del Partito che devono rappresentare sempre e solo strumenti di proposta e dibattito politico all’interno degli organi del Partito evitando semplici riproposizioni di riferimenti e identità ideologiche smarrite o appannate che sono il nostro punto di partenza ma che non devono appesantire il cammino riformatore del Partito. Il PD è nato per guardare avanti e non indietro, al di fuori della logica degli ex e delle loro contrapposizioni in cui deve evitare di avvitarsi se punta ad essere interprete di quella modernità dell’azione politica che ne costituisce l’essenza e la stessa ragione fondativa.
Elemento fondamentale dell’azione di rilancio del Partito è poi il lavoro che ci attende per consolidare il suo radicamento sul territorio piemontese attraverso l’azione dei circoli, il lancio dell’iniziativa politica dei forum tematici e l’imminente tesseramento. Il tema della vocazione maggioritaria del PD non è in alcun modo contrapposto all’esigenza fondamentale di ricostruire una strategia di alleanze attraverso un dialogo rispettoso delle differenze e capace di valorizzare tutti gli attori, secondo le migliori tradizioni della politica di coalizione che ha lungamente caratterizzato i rapporti tra i partiti nel nostro paese e nella nostra regione riprendendo il suo ruolo di centro di aggregazione e di garanzia di tutte le forze riformiste.
Il PD guarda con interesse alla ricostruzione di una forza alla sua sinistra che dia sbocco politico ad un’area sociale significativa ponendosi altresì come obiettivo il consolidamento del voto ricevuto da una parte dell’elettorato della Sinistra Arcobaleno. Tuttavia la sua sfida attuale più importante si gioca al recupero di una fascia di elettorato che vuole coniugare in modo virtuoso politiche di efficienza e politiche di solidarietà. In tal senso l’Italia dei Valori, i Moderati e l’UDC sono interlocutori con cui avviare sin da subito ed in vista dei prossimi appuntamenti elettorali un intenso confronto programmatico nell’approfondimento dei temi di merito e nella individuazione della possibilità di un percorso comune. Naturalmente non tutto è riconducibile alla logica delle alleanze politiche. Il PD deve avviare una strategia di alleanze sociali capace di ricostruire un rapporto con la variegata società piemontese e anche con quel mondo rappresentato da liste civiche e soggetti politici locali che saranno fondamentali nella creazione delle condizioni necessarie a consolidare la prospettiva di vittoria delle prossime competizioni elettorali.

venerdì 18 aprile 2008

IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA 14 SORGERÀ UN “ALBERGO SOCIALE”


A Torino nascerà un “albergo sociale”, una struttura che offre spazi abitativi a quanti si trovano temporaneamente in difficoltà. Il comune acquisterà il palazzo di piazza della Repubblica 14, che attualmente è in condizioni di abbandono, assegnandolo in comodato gratuito per almeno 25 anni a un ente privato che ne curerà la riqualificazione e farà nascere l'albergo, curandone direttamente la gestione o affidandola a terzi. Il prezzo d"acquisto è di 1,13 milioni di euro; le risorse sarano reperite attraverso fondi regionali - utilizzabili sulla base dell’accordo di programma tra Regione, ministero delle Infrastrutture e Città di Torino del 30 aprile 2007 per la realizzazione di alloggi sperimentali e progetti speciali – per circa 1 milione, e 130 mila euro da proprie risorse.

Per l’affidamento della gestione del servizio sarà emesso un bando. “L’albergo sociale è una struttura con alcuni spazi comuni e una serie di stanze e bilocali con angolo cottura e servizi. Può offrire un alloggio temporaneo a giovani studenti o lavoratori in trasferta, che necessitino di un punto di appoggio per qualche settimana o qualche mese. Ma può permettere al comune di insediarvi per il tempo necessario a trovare una nuova casa le famiglie colpite da sfratto esecutivo, oppure le persone in condizioni di fragilità sociale, appena uscite da una condizione di sofferenza e che necessitano di una base dalla quale ricostruire una vita normale”.

Attualmente il comune, rivolgendosi al mercato alberghiero tradizionale, spende circa 380 mila euro per affrontare le emergenze abitative come sfratti, sgombero per inagibilità, casi sociali, progetti di reinserimento sociale, offrendo tra l’altro “una risposta parziale alle esigenze delle famiglie”, per la fruibilità ridotta consentita da un albergo, come l’impossibilità di preparare cibi. La struttura sarà anche accessibile su prenotazione per quanti si trovino a dover risedere in città per un tempo limitato e siano in cerca di una sistemazione economica.

mercoledì 9 aprile 2008

FESTA DEMOCRATICA - 6 Aprile 2008 - Piazza Umbria


Un successo la Festa Democratica organizzata dal Circolo del PD della Circoscrizione 4 di Torino domenica pomeriggio in piazza Umbria.
Grande partecipazione e, come annunciato, MUSICA, TEATRO DI STRADA, CLOWNERIA E........MERENDA CON TORTE DEMOCRATICHE!

Sono stati presenti diversi candidati delle liste del PD, tra cui Antonio BOCCUZZI, Pietro MARCENARO, Stefano ESPOSITO, Gianni VERNETTI, Marco CALGARO.

lunedì 4 febbraio 2008

OGGETTO: “RINNOVO CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO”.

PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO


Il Consiglio Comunale di Torino,

PREMESSO

che da molto tempo sono scaduti il contratto collettivo nazionale di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto Comuni – Autonomie Locali ed i contratti nazionali di lavoro della sanità pubblica;

CONSIDERATO CHE

- in data 28 gennaio 2008 si è svolta una manifestazione dei lavoratori piemontesi degli Enti Locali e che il prossimo 4 febbraio è prevista una manifestazione del comparto sanità;
- l’ARAN non ha ancora dato attuazione agli aumenti previsti dall’accordo quadro del 25 maggio 2005;
- il Governo nazionale, in data 8 gennaio u.s. ha sottoscritto con le confederazioni sindacali di categoria un importante accordo che prevede un impegno del Governo medesimo a compiere “atti gli uni di propria competenza” per una sollecita conclusione del negoziato per i contratti di sanità, autonomie locali;
- la Banca d’Italia ha reso pubblici i dati riguardanti l’andamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, da cui risulta che nel periodo 2000-2006 salari e stipendi sono rimasti sostanzialmente gli stessi, pur in presenza di un aumento del costo della vita che ne ha eroso il potere d’acquisto;
- il potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti può e deve essere rafforzato attraverso una serie di interventi di natura fiscale ed una rapida conclusione delle vertenze contrattuali. Tali misure vanno adottate non solo per ragioni di equità, ma anche per favorire una crescita della domanda interna dei consumi, essenziale per contrastare i pericoli di recessione in atto sul piano internazionale;

ESPRIME SOLIDARIETA’

ai lavoratori del pubblico impiego impegnati nel rinnovo dei contratti;

DENUNCIA

il ritardo con il quale, anche in questo caso, si procede al rinnovo dei contratti di lavoro, differendone i tempi rispetto alla naturale scadenza;

IMPEGNA

la Giunta ad attivarsi, nei limiti delle proprie competenze, nei confronti del Governo e dell’ARAN affinchè si giunga in tempi rapidi al rinnovo dei contratti di lavoro 2006-2009.



F.to: Enzo Lavolta

sabato 2 febbraio 2008

Farmacie e utili

GTT- ATM: occasione di sviluppo



Credo fortemente nella necessità di rinnovare il trasporto pubblico locale trasformandolo in un vero e proprio strumento per la mobilità sostenibile, attraverso un deciso salto di qualità. Se si vuole un trasporto pubblico moderno, in grado di costituire una valida e credibile alternativa all’uso smodato del mezzo privato soprattutto nelle aree urbane, occorre che il Comune si ponga nuovi e più ambiziosi obiettivi. Diventa quindi prioritario migliorare la qualità del servizio reso ed il grado di soddisfazione dell’utenza preservando e valorizzando la funzione sociale, attraverso un risanamento economico che non si traduca in un costo per la cittadinanza ed i lavoratori.
Se l’ipotesi di fusione GTT-Torino e ATM-Milano promuove la necessaria ristrutturazione industriale delle aziende pubbliche di gestione anche attraverso un maggior ruolo dell’impresa privata locale e non un mero gigantismo aziendale utile solo a svuotare la reale potestà di programmazione e controllo di Province e Comuni, non possiamo che salutare positivamente un’operazione all’insegna del necessario processo di liberalizzazione in corso.

Enzo Lavolta